E’ iniziata già da ieri la protesta delle ‘mani bianche’. Numerosi operatori della Formazione professionale hanno dato il via alla manifestazione su facebook cambiando la propria immagine del profilo mentre da oggi si comincia con un nuovo, l’ennesimo, sciopero della fame contro le scelte che sono state operate. I disoccupati della Formazione si considerano presi in giro dagli accordi sottoscritti e non ci stanno al riavvio al lavoro solo di una piccola parte di loro denunciando il modo improprio in cui è stato predisposto l’albo regionale nel quale, dicono, ci sono ancora persone decedute, o che lavorano all’estero da anni ormai.

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“Penso a quest’altro sacrificio estremo e che temo proprio perché lo conosco – scrive Adriana Vitale che some sempre sarà in prima linea nellos ciopero della fame -. Conosco i disagi, conosco la fatica, conosco il dolore della privazione. Privazione di affetti che lascio a casa con la morte nel cuore mia e la morte nel cuore dei miei beni più cari. Privazione delle primarie esigenze umane, il cibo, un letto dove riposare, un ambiente fresco che possa alleviare le mie frequenti caldane, aggravate da temperature proibitive. Conosco il percorso poiché vissuto tante, troppe volte sulla mia pelle”.

“Il primo giorno di digiuno è facilitato dalla motivazione che non mi fa avvertire il bisogno di cibarmi, soffro il secondo e il terzo giorno, dal quarto giorno non sento più la fame, il corpo si abitua e diventa tutto più semplice, più sopportabile. La prima notte non riesco a dormire, dalla seconda notte in poi la stanchezza prende il sopravvento e a tratti riesco a chiudere gli occhi per sognare il cibo negato, spesso sogno di essere a casa tra le braccia confortevoli e amorevoli del mio uomo, tra le mie comodità che sto difendendo con le unghie e con i denti, la mia casa costruita con tanti sacrifici e che non voglio perdere. Penso all’acqua che dovrei bere a litri ma della quale mi privo per evitare problemi fisiologici notturni. Penso al decoro personale che in un modo o nell’altro mantengo quotidianamente con la generosità di qualche collega che ti consente una doccia. Penso e mi chiedo: perché?”

“Perché si deve arrivare a tanto per difendere la propria dignità di lavoratrice? Penso alla tante battaglie vinte che miseri e ingordi individui sono stati capaci, dall’alto del loro becero e squallido potere, a ribaltare. Penso a quanto ho scritto, fiumi e fiumi di parole, penso a quanto ho parlato, a volte ascoltata, a volte ignorata. Penso alle lacrime e ai dispiaceri. Penso e spero con tutta me stessa che sia l’ultima, lo spero per me, per la mia famiglia e per tutte le creature disperate con le quali condividerò questo percorso. Penso, si penso che alla fine sono forte e che anche questa volta ce la farò poiché confortata dell’appoggio della mia famiglia che mi supporta e che rappresenta il mio coraggio, il coraggio di schivare colpi bassi, il coraggio di scontrarmi da siciliana onesta con chi alimenta e si nutre di potere e manciugghia”.
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