Proseguono i lavori per la tanto travagliata riforma delle Opere Pie. Il testo messo a punto in inverno dall’assessore all’ Economia, Alessandro Baccei e dall’ex assessore al Lavoro Bruno Caruso è stato riscritto dal neo assessore Gianluca Miccichè. Ed ha ricevuto il sostegno di Sicilia Futura.
Il piano iniziale prevedeva la ‘chiusura’ di un centinaio di Opere Pie. Il nuovo testo ridimensiona i propositi iniziali.
A chiarire meglio l’operazione è il Giornale di Sicilia.
“Il principio cardine – spiega Miccichè – è che la Regione non finanzierà più le Opere Pie e favorirà la loro trasformazione in enti di diritto privato o ecclesiastici”.
Le Opere Pie sono 137 e vi lavorano circa 2 mila persone (di cui 750 a tempo indeterminato): molti però non percepiscono lo stipendio da mesi per via di buchi di bilancio che complessivamente valgono oltre 35 milioni.
Il piano ha avuto un primo via libera ieri in commissione Affari Istituzionali: “Entro un anno dall’ approvazione della legge – spiega il presidente Totò Cascio – le Opere Pie che hanno un volume medio di entrate ordinarie pari a 500 mila euro annui devono trasformasi in Aziende pubbliche di interventi e servizi alla persona. Le altre più piccole si fonderanno fra loro o si trasformeranno in enti di diritto privato, come le fondazioni, o in enti ecclesiastici“.
Le Opere Pie più indebitate o che non riescono più a svolgere attività verranno chiuse.
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