La famiglia è tornata al centro anche del dibattito politica e la Sicilia non è da meno. Una Sicilia che era in vantaggio rispetto a tutti, con una legge “vecchia” ormi vent’anni ma avveniristica ai tempi. E che qualcuno ora vorrebbe rispolverare. A parlare è Gianfranco Amato, direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione siciliana, che dice la sua sul futuro della Sicilia in questo campo.

Lei è stato recentemente nominato Direttore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio permanente sulle famiglie della Regione siciliana. Può dirci in cosa consiste e come intende svolgere questo compito?

Occorre fare una premessa. Nel 2003 la Regione siciliana ha approvato una legge sulla tutela e la valorizzazione della famiglia decisamente all’avanguardia non solo in Italia ma anche in Europa. In quel provvedimento normativo si parlava, ad esempio, di concetti come «banca del tempo» (art.14) o «madri di giorno» (art.11), istituto che nel nord Europa sarà poi conosciuto come «Tagesmutter». Per non parlare delle disposizioni a tutela della maternità e della vita nascente, la tutela dell’equilibrio psico-fisico dei bambini nelle strutture sanitarie, il riconoscimento e valorizzazione dell’associazionismo di solidarietà familiare, eccetera.

Insomma, esattamente vent’anni fa la Sicilia era, in questo particolare ambito, avanti non solo della Lombardia ma persino della Svezia. Peccato, però, che questa legge, una volta approvata, sia rimasta lettera morta. Dimenticata per quattro lustri in un cassetto, non ha mai avuto attuazione. Davvero un’occasione perduta.

A cosa è dovuta, secondo lei, questa “dimenticanza”, ovvero il fatto che in tutto questo tempo non si sia data esecuzione alla legge?

La legge regionale 10/2003 forse era una legge troppo avveniristica per l’epoca. Non ha trovato un humus culturale favorevole perché ha anticipato i tempi. O forse, più probabilmente, perché era legata alla sensibilità personale dell’allora presidente Totò Cuffaro – che a quella legge teneva in modo particolare –, sensibilità evidentemente non condivisa dai suoi successori. Oggi, fortunatamente, il clima è cambiato e il tema della tutela e della valorizzazione della famiglia è al centro della prospettiva politica sia a livello regionale che a livello nazionale.

Come è possibile “resuscitare” questa legge siciliana dandole finalmente piena attuazione dopo vent’anni?

Con l’attuale Assessore regionale alla famiglia, Nunzia Albano, abbiamo identificato nell’Osservatorio permanente sulle famiglie, previsto dall’art.18 della legge, l’organismo attraverso il quale rendere finalmente operative quelle preveggenti norme di vent’anni fa.

Di cosa si occupa esattamente l’osservatorio?

Secondo la legge, l’Osservatorio svolge quattro importanti funzioni di studio, valutazione, proposta e parere. Primo, studia e analizza le situazioni di disagio, di devianza, di violenza, di monoparentalità, nonché del rapporto tra responsabilità familiari, impegni lavorativi e accesso ai servizi socio-educativo-assistenziali. Secondo, valuta l’efficacia degli interventi in favore delle famiglie realizzati dalla Regione, dagli enti locali, da altri enti, pubblici e privati, da gruppi e associazioni. Terzo, presenta agli organi regionali proposte sulla politica a sostegno della famiglia. Quarto, esprime pareri in ordine ai provvedimenti concernenti gli strumenti regionali di programmazione sociale e sanitaria che abbiano interesse per la famiglia.
La legge regionale n. 47/2012 ha inoltre previsto che l’Osservatorio collabori costantemente con il Garante per l’infanzia e l’adolescenza per presentare al governo regionale una relazione annuale sulla condizione dei minori, sullo stato dei servizi esistenti, sulle risorse utilizzate, sulle attività svolte, sui risultati raggiunti e sulle attività programmate, Inoltre, l’Osservagorio collabora con il gruppo interistituzionale contro la pedofilia e pedopornografia minorile.

Si tratta di un organismo già operativo?

Di fatto no. Anche se è stato formalmente istituito per la prima volta, dopo vent’anni, nel 2022, in realtà non ha mai operato. Per questa ragione si è resa necessaria la costituzione del Comitato Tecnico Scientifico, ovvero uno strumento che consenta concretamente all’Osservatorio di svolgere le funzioni ad esso affidate. In questo modo speriamo di inaugurare finalmente una nuova stagione politica in Sicilia che veda nella famiglia una risorsa da valorizzare, un «soggetto sociale di primario riferimento», come afferma la Legge 10/2003, e non un corpo moribondo da sostenere attraverso bonus e sussidi, quasi si trattasse di un accanimento terapeutico sociale.

Da chi è composto e quali compiti pratici deve svolgere il Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio?

Secondo quanto stabilito dal decreto assessoriale n. 81 del 23 maggio 2023, il Comitato è composto da cinque esperti in materia di politiche familiari, sociali giuridiche ed economiche, nominati dall’Assessore, è diretto da uno di questi esperti e ha funzioni propositive e di attuazione del programma dell’Osservatorio. Come ho detto prima, serve di fatto per rendere operativo lo stesso Osservatorio.
Il decreto assessoriale stabilisce anche che il Comitato, nell’ambito della propria attività, adotti un modello coordinato e partecipato, favorendo il confronto tra i diversi attori delle istituzioni pubbliche, delle parti sociali e della società civile, che sono impegnati nella programmazione e attuazione delle politiche e dei servizi per le famiglie.