Una mostra fotografica di una’artista palermitana sarà visitabile per tutta l’estate alla Cattive. Sabato 22 giugno alle 19 “Studio 4” e “Le Cattive vineria letteraria” presentano “Toccare Terra”, la musica di ricerca, selezionata da Stefania Pia, accompagnerà la proiezione delle immagini realizzate da Olimpia Cavriani. L’artista allestirà una mostra visitabile per tutta l’estate alle Cattive, uno spazio polifunzionale, progetto della famiglia Tasca d’Almerita con l’intenzione di accompagnare la visione di Massimo e Francesca Valsecchi, custodi del complesso settecentesco situato all’interno del quartiere storico della Kalsa.

Il lavoro presentato a “Le Cattive” fa parte di una ricerca fotografica iniziata nel 2010 tra Africa, Sud-America fino alla serie sviluppata in Sicilia: nella proiezione vengono presentate alcune delle elaborazioni fotografiche di Partiture Siciliane, dove sono stati  letteralmente raccolti frammenti del territorio, rielaborati in un nuovo paesaggio, in cui vengono restituiti, come in una nuova partitura, elementi d’identità, dove bellezza e suggestione dell’Isola vengono qui offerti attraverso una visione nuova e originale, come racconta la Cavriani. “Il progetto Toccare terra parla – dice l’artista -, attraverso la fotografia, di un confronto con la Natura in quello che oggi è diventato il tempo dell’emergenza ambientale. Una riflessione all’interno di un mondo incontaminato e messo a rischio, in alcuni dei paesi dove la coabitazione tra esseri viventi, in particolare animali e vegetali, ha radici millenarie”.

La questione ambientale, dovuta ai cambiamenti climatici, alle emissioni fuori controllo, alle deforestazioni, alle crescenti urbanizzazioni e il conseguente stravolgimento delle biodiversità, è diventato più che mai reale anche in quelle zone remote dove la vita naturale sembrava essere garantita da un equilibrio che oggi è diventato precario. “Se fino ad ora abbiamo sentito parlare di alcune categorie di animali come specie in via di estinzione,  oggi è l’uomo stesso che si trova a essere improvvisamente avvolto da una sensazione di fragilità, con la lenta presa di coscienza delle conseguenze delle sue azioni – aggiunge  -.  Da qui il richiamo all’approfondimento dei complessi e fragili equilibri del sistema naturale e delle sue leggi quale strumento di comprensione del sistema vivente, allo scopo di ricostruire una relazione di equilibrio attraverso la conoscenza”.

“Tutte le fotografie sono accomunate da un sapore romantico, come immagini ritrovate, scattate all’inizio del Novecento, epoca delle prime importanti esplorazioni a carattere antropologico – spiega il critico Ludovica Palmieri –  La figura umana è scarsamente presente, ne sussistono labili tracce e, quando compare, appare totalmente immersa nel paesaggio”.

 

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