Processo per Fabrizio Miccoli: lo chiede la Procura, dopo avere rinunciato forzatamente alla richiesta di archiviazione, respinta dal Gip Fernando Sestito. L’ imputazione coatta, disposta dal giudice, obbliga il pm Maurizio Bonaccorso a formulare l’imputazione, con l’ipotesi di estorsione aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra e dal metodo mafioso.

Toccherà a un altro giudice dell’ udienza preliminare, adesso, vagliare le tesi accusatorie: Miccoli, in sostanza, avrebbe messo in moto un meccanismo estorsivo ai danni di un giovane imprenditore, Andrea Graffagnini, indotto a pa gare duemila dei 12 mila euro che gli erano stati chiesti, grazie all’ intervento di Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino, detto lo Scintilluni.

Graffagnini, come scrive il Giornale di Sicilia, ha sempre negato di dovere quel denaro a un ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini, che aveva rilevato le sue quote della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine. Ma in ogni caso Miccoli, per aiutare Gasparini (a lui segnalato da un altro ex giocatore, Piero Accardi) si rivolse al figlio del piccolo capocosca, specializzato nel traffico di stupefacenti e all’epoca dei fatti latitante.

Da qui la contestazione all’ ex fantasista rosanero, che si scontra però con la derubricazione dell’ accusa mossa proprio al suo amico Mauro, condannato, in luglio, «solo» a un anno, e per violenza privata aggravata dal metodo mafioso, non per estorsione.

L’altro imputato, Gioacchino Alioto, già condannato al maxiprocesso, era stato invece assolto. Rispetto alla posizione di Lauricella jr, Miccoli era stato stralciato: i pm Bonaccorso e Francesca Mazzocco avevano ritenuto infatti di non avere elementi sufficienti per processare l’ ex calciatore del Palermo e avevano chiesto l’ archiviazione, non accol ta dal giudice: Sestito aveva infatti raggiunto conclusioni diverse, rispetto al tribunale, che aveva ritenuto insussistente l’ estorsione. E tra l’ altro la sentenza del collegio presieduto da Bruno Fasciana sarà impugnata dalla Procura.

Il comportamento di Miccoli viene considerato dal Gup «condotta istigatoria dell’azione criminale». Il calciatore, che con Lauricella comunicava in continuazione via sms e cellulare, in sostanza «non poteva non sapere» dei sistemi utilizzati per il recupero del credito, dell’aggressione fisica a un terrorizzato Graffagnini, poi convocato a una riunione in piazza Kalsa («Temevo di non tornare e avvisai mio fratello, nel caso mi fosse accaduto qualcosa») e impaurito dall’ intervento del giovane Scintilla, «che egli – aveva sottolineato il Gip Sestito – sapeva essere figlio di un mafioso».