Il ‘redde rationem’ all’interno del Partito Democratico ma non solo, all’interno di tutto il contesto politico nazionale e regionale è soltanto appena iniziato, quando in Sicilia lo spoglio dei voti è arrivato oltre mille sezioni su cinquemilatrecento e la battaglia rimane ancora tutta aperta delineandosi in questa prima fase il vantaggio di Nello Musumeci.
Un confronto che si fa serrato nei toni e che dichiara il nervosismo per quella che è sicuramente la sconfitta del Partito Democratico e del candidato e di quel ‘modello Palermo’ utilizzato per arrivare ad una candidatura.
Ad aprire la ‘guerra’ le dichiarazioni di Davide Faraone, sottogretario alla Salute e plenipotenziario di Renzi in Sicilia. Il suo bersaglio con effetto boomerang è il presidente del Senato Pietro Grasso, uscito dal Pd dopo l’approvazione del Rosatellum.
“Micari – attacca Faraone – ha avuto il coraggio di candidarsi, quel coraggio che il presidente Grasso non ha avuto. Abbiamo atteso per due mesi il suo sì”. Un attacco netto che non tarderà a ridurre nella portata virandola nei contenuti con ‘l’evergreen’ della sinistra che perde quando va divisa: “Non me la sono presa con Grasso – dirà poche ore dopo -. Credo che se avessimo riproposto il modello Palermo con tutte le liste che hanno sostenuto Leoluca Orlando alle amministrative probabilmente avremmo vinto. La candidatura di Grasso era stata messa in campo all’inizio e ci ha tenuto per settimane in sospeso prima di darci una risposta. Comunque sia se fossimo partiti uniti probabilmente avremmo vinto, questo e’ un dato oggettivo”.
L’autogol politico è comunque fatto e non mancano le reazioni in primiis quella del diretto ovvero il presidente del Senato: “Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il Pd, peraltro in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie, è quindi una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future”. Così in una nota il portavoce del presidente del Senato replica a quanto detto da Faraone ed aggiunge:
“Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Partito Democratico in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente si è dimesso dal gruppo del Pd – prosegue la nota –: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente in tutta la sua opera a servizio dello Stato e delle Istituzioni”.
Ma a levarsi i sassolini dalle scarpe ci pensa anche il Governatore uscente Rosario Crocetta: “Ci e’ voluto coraggio a costruire in modo cosi’ maldestro una candidatura civica, a farmi chiedere da Renzi di ritirarmi dalla competizione, io che avevo un sondaggio in base al quale da solo avrei preso il 24%, senza partiti e candidati. Sarei stato il candidato presidente piu’ forte e si sapeva. Ci vuole coraggio da parte di Leoluca Orlando e Davide Faraone ad attaccarmi, mentre sono i responsabili di questo disastro. Chi ha orchestrato questa operazione per estromettermi, ha voluto uccidermi scientificamente, ma si sono suicidati, hanno ucciso il centrosinistra”.
Lo scontro si sposta poi sul terreno dello scontro-confronto con il M5S: il risultato diventa opportunità per Luigi Di Maio per cancellare il confronto tv con Matteo Renzi: “Avevo chiesto il confronto con Renzi qualche giorno fa, quando lui era il candidato premier di quella parte politica. Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva. Mi confronterò con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione”. Lo scrive Luigi Di Maio in un post su facebook. “Il Pd è politicamente defunto. Il nostro competitor non è più Renzi o il Pd”, aggiunge ricordando come “a breve ci sarà una direzione del Pd dove il suo ruolo sarà messo in discussione”.
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