Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla torna a parlare di piano di riequilibrio e di pressione fiscale. Lo fa nel giorno successivo alla sua visita romana e agli incontri tenuti con il ministro Luciana Lamorgese e con il viceministro Laura Castelli. Un confronto che ha visto un’unica certezza: l’accordo Stato-Comune su cui ha lavorato Leoluca Orlando dovrà essere rimodulato. Ciò per garantire un margine di manovra alla futura Amministrazione, in particolare sul tema della pressione fiscale.
Lagalla: “Dotazione finanziaria attuale non basta”
Ed è proprio dagli incontri romani che il primo cittadino parte nella sua analisi, sottolineando la necessità di un incremento delle risorse destinate dal Governo nazionale alla causa palermitana. “Ho comunicato al ministro Lamorgese e alla viceministro Castelli il nostro intendimento di avvalerci della possibilità di revisionare il piano di riequilibrio. Atto che dovrà essere accompagnato da una rimodulazione dell’accordo Stato-Comune. Ciò perchè la dotazione finanziata erogata dal Governo nazionale non può limitarsi a quella prevista in questa fase. Questo condannerebbe questa Amministrazione all’inazione e all’impossibilità di dare risposte ai cittadini“.
La ricetta del sindaco: “Ridurre pressione fiscale ed aumentare riscossione”
Troppo pochi quindi i 180 milioni di euro attualmente previsti dagli accordi. Somma per la quale, al momento, il Comune di Palermo si dovrebbe condannare ad una manovra lacrime e sangue che condizionerebbe il futuro del capoluogo siciliano per i prossimi vent’anni. Ciò con un aumento enorme delle tasse, a cominciare dall’Irpef. Fatto che Roberto Lagalla torna ad escludere categoricamente, evidenziando però che si devono fare passi in avanti sul tema della Riscossione, al momento ferma sotto il 50%.
“Esiste un problema importante di carico fiscale sempre sugli stessi cittadini. Cosa che diventa insopportabile. Il vero problema in questa Amministrazione è la riscossione. Non si può immaginare di far fare sacrifici sempre al 50% della popolazione per conto dell’altra metà. Dobbiamo, con equilibrio e proporzionalità, essere in condizione di essere più attivi in questo processo. Questo farà parte del piano di riequilibrio da rivedere con lo Stato”.
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