Lo spettro del licenziamento è diventato realtà. Le temevano da mesi ed adesso le hanno ricevute. Sono le 82 lettere di licenziamento recapitate ad altrettanti dipendenti dell’ex Aps, transitati nella partecipata del Comune che ha in carico – fino al prossimo 31 maggio – l’ affitto di un ramo di Acque Potabili Siciliane.
L’Aps è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo il 29 ottobre 2013.

Amap non può mantenere gli 82 lavoratori perché deve ridurre i costi, in quanto ha ottenuto l’affidamento del servizio idrico soltanto da 33 Comuni sui 52 totali dell’hinterland.

I lavoratori, che negli ultimi 3 anni sono scesi in piazza più volte per sensibilizzare in merito alla loro condizione e chiedere certezze per il loro futuro, attendono con trepidazione l’incontro di oggi pomeriggio in Prefettura convocato da Cgil, Cisl e Uil e a cui parteciperanno sia i vertici di Palazzo delle Aquile che di Amap.

E proprio la presidentessa dell’ azienda, MariaPrestigiacomo, nelle scorse settimane aveva inviato una nota in cui diceva chiaramente che “Il costo del lavoro dovrà mantenersi per i primi anni di gestione non superiore a 4 milioni 690 mila euro, con utilizzazione di 118 unità”.

Intanto, in queste settimane, sono arrivate ai cittadini del Palermitano bollette d’acqua ‘pazze’ con importi sino a 1300 euro. Tante famiglie e tanti pensionati non sono in grado di pagare in unica soluzione e sperano in una rateizzazione.

Ma sulla vicenda l’Azienda Acquedotto di Palermo non ci sta a fare la parte del ‘cattivo’ e precisa che le lettere di cessazione del rapporto di lavoro, alla data del 31 maggio 2016, notificate ai lavoratori ex Aps, sono state inviate dalla Curatela Fallimentare e non da Amap mentre le fatture di conguaglio dei consumi idrici, destinate ad una prima tranche di cittadini residenti nei 52 Comuni dell’ hinterland, prima gestiti da Acque Potabili Siciliane, sono state inviate dall’ Ato 1 Palermo, anche in questo caso non da Amap.

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