La Procura della Repubblica di Caltanissetta sta coordinando l’esecuzione, ad opera di personale del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, di un’ordinanza del gip di Caltanissetta con la quale è stata disposta l’applicazione di due misure cautelari interdittive nei confronti di Giuseppe Sidoti, giudice della Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo, e di Giovanni Giammarva, già presidente della società Palermo Calcio.
Le indagini sono state avviate a seguito della trasmissione effettuata lo scorso dicembre dalla Procura di Palermo, ai sensi dell’art. 11 c.p.p., di una intercettazione telefonica relativa ad un colloquio tra l’Avvocato Francesco Paolo Di Trapani, legale della U.S. Città di Palermo S.p.A., e Maurizio Zamparini, patron della società calcistica, nella quale il primo riferiva il contenuto di una conversazione avuta con Giuseppe Sidoti, giudice delegato nell’ambito del procedimento iscritto presso la Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo relativo all’istanza di fallimento presentata dalla Procura di Palermo nei confronti della U.S. Città di Palermo S.p.A.
Nel corso della suddetta conversazione Sidoti avrebbe anticipato a Di Trapani che verosimilmente il procedimento si sarebbe concluso con un esito favorevole alla società calcistica.
Le indagini conseguentemente avviate, anche di natura tecnica, hanno consentito di appurare che: Sidoti, pur essendo legato da un pregresso rapporto di conoscenza e di estrema confidenza con Giammarva, aveva omesso di astenersi dall’incarico di giudice relatore nell’ambito della procedura prefallimentare.
Il collegio investito della decisione sull’istanza di fallimento (composto, tra gli altri, dal giudice Sidoti) aveva nominato, unitamente ad altri esperti, quale proprio consulente, Daniele Santoro, che risultava, a sua volta, legato da rapporti professionali pluriennali con Giovanni Giammarva;
Nel corso delle interlocuzioni fra Sidoti e Santoro è apparsa la volontà del giudice di orientare l’esito del procedimento in senso favorevole alla società.
In particolare, Sidoti ha impartito al consulente una serie di direttive finalizzate a non far emergere nell’elaborato peritale criticità delle quali entrambi erano a conoscenza, con riguardo in particolare alla fittizietà dell’operazione di cessione da parte della U.S. Città di Palermo S.p.A. ad Alyssa S.A. (società di diritto lussemburghese riconducibile sempre a Zamparini) delle quote di Mepal s.p.a. (società detentrice del marchio della U.S. Città di Palermo S.p.A.) per 40 milioni di euro e alla solvibilità della stessa Alyssa S.A. e di Gasda (holding del gruppo Zamparini, fideiussore del credito di Alyssa S.A.).
Sidoti, inoltre, ha invitato Santoro ad effettuare nell’elaborato peritale simulazioni in ordine alla integrale svalutazione del credito di 40 milioni vantato da U.S. Città di Palermo S.p.A., ma solo bilanciando l’eventualità con quella della ipotetica promozione in serie A (peraltro non realizzatasi);
Le criticità via via riscontrate dai consulenti tecnici sono state puntualmente riferite da Sidoti a Di Trapani, al fine di consentire alla società calcistica di porre in essere accorgimenti strumentali a scongiurare la dichiarazione di fallimento.
All’esito della procedura Sidoti predisponeva un decreto di rigetto dell’istanza di fallimento, da considerarsi, per i motivi sopra esposti, “atto contrario ai doveri di ufficio”, in quanto adottato in violazione dei doveri di imparzialità.
In base a quanto sin qui accertato, tale condotta appare essere stata “remunerata” da Giammarva con una serie di utilità, tra le quali il conferimento di un incarico nell’organismo di vigilanza della “U.S. Città di Palermo” S.p.A. in favore di un avvocato palermitano, Vincenza Palazzolo, legata al giudice.
Sulla scorta degli elementi investigativi raccolti il GIP presso il Tribunale di Caltanissetta ha riconosciuto la sussistenza del reato di “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio” ex art. 319 c.p. e il rischio di reiterazione del medesimo alla luce “della gravità delle condotte poste in essere dagli indagati, […] dalla loro reiterazione nel tempo e dalla particolare pervicacia e spregiudicatezza dimostrativa del loro inserimento in un contesto di scambi di favori”. Conseguentemente il gip ha disposto nei confronti di: Sidoti la misura cautelare della sospensione dal pubblico ufficio inerente alle attività di magistrato per la durata di un anno.
Giammarva la misura cautelare della sospensione dal pubblico ufficio inerente le attività di amministratore giudiziario e ausiliario del giudice nei procedimenti civili, penali e amministrativi, nonché la misura cautelare del divieto di esercitare l’attività professionale di dottore commercialista e di ricoprire incarichi direttivi all’interno di persone giuridiche e imprese, per la durata di un anno.
Il giudice Sidoti risulta indagato anche per abuso d’ufficio per aver conferito, nel corso del 2018, un incarico di curatore fallimentare all’avvocato Vincenza Palazzolo, omettendo di astenersi “per gravi ragioni di convenienza”, alla luce dei legami sopra citati.
Insieme alla notifica dell’ordinanza in argomento, sono in corso, a cura del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, una serie di perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta nei confronti, oltre che di Sidoti, Giammarva, di ulteriori soggetti indagati ovvero coinvolti a vario titolo nelle anomalie che hanno riguardato la vicenda di che trattasi.
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