Rimandati a settembre. Come a scuola. L’Ars chiude i lavori senza esitare le variazioni di Bilancio bloccandosi dopo la discussione di otto articoli (dei 33 complessivi) uno dei quali è stato bocciato. Ma tutto si è arenato quando bisognava discutere l’articolo 6, quello sugli enti locali, dove è intervenuto lo stesso presidente della Regione, Rosario Crocetta.

Tanto che fra i corridoi di Palazzo dei Normanni c’è stato chi malignamente ha mormorato che ‘quando spunta lui si blocca tutto’.

Si ricomincerà il 13 settembre prossimo con la alcuni articoli già approvati ma ‘congelati’ (tra cui i fondi per le ex Province ormai al collasso finanziario e quelli per i servizi agli studenti disabili che in queste condizioni difficilmente potranno frequentare il nuovo anno scolastico) e con una montagna da scalare (25 articoli) in cui la politica e certe frizioni fra le forze di maggioranza certamente faranno sentire il proprio morso. “Congelate” dunque le norme approvate,

Ieri le opposizioni hanno rivendicato quanto proposto la scorsa settimana, cioè l’inversione dell’ordine del giorno che prevedeva la riforma elettorale per gli enti locali e le variazioni di bilancio. La prima, come è noto, è passata martedì pomeriggio, l’altra non è nemmeno a metà. Ed è per questo che sia centrodestra che M5S si scagliano contro la maggioranza.

“Hanno rinviato a metà settembre la mini finanziaria che non si è riusciti a completare e che tantissimi siciliani attendevano con ansia e trepidazione – hanno detto i pentastellati -. Ora cosa racconteranno ai lavoratori delle ex Province e dei consorzi di bonifica, dell’assistenza ai disabili e di tante altre categoria lasciate nei guai a causa della loro scriteriata condotta ed al loro sfrenato egoismo? Questa gente può solo fare una cosa sensata: deve andare a casa”.

Anche il centrodestra è stato critico: “È scandalosa ma non sorprendente la sciatteria dimostrata da diversi deputati della maggioranza, interessati a tutt’altro tranne che alle norme che riguardano la Sicilia”, ha tuonato il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, soddisfatto comunque per gli esiti del voto degli articoli 7 e 5.

Anche l’Anci Sicilia non ha risparmiato giudizi severi anche su alcuni articoli già approvati come quello che consente alla Regione di incassare il 30 per cento dei biglietti dei musei e delle aree archeologiche: “E’ l’emblema di come si voglia alimentare una inutile contrapposizione istituzionale e di come si  rischi di generare norme inadeguate che, come già accaduto per la riforma dei liberi consorzi, si è costretti a rivedere  più e più volte”, ha detto il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto.

Ma l’Associazione dei Comuni è stata durissima con il governo che non ha ancora comunicato i dati sui trasferimenti e ritiene fondato il rischio “di compromettere l’ordinaria gestione dell’intero sistema delle autonomie locali siciliane”.

“I comuni, i liberi consorzi di comuni  e le città metropolitane – hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente, presidente e segretario generale di AnciSicilia – si trovano nella grande maggioranza, ad agosto, nella condizione di non poter approvare il Bilancio di Previsione 2016. Quei pochi che lo hanno fatto, rischiano a causa delle scelte della Regione  di metterlo in discussione”.

Più che buone vacanze, una pausa di riflessione che potrebbe assomigliare ad una bocciatura.

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