L’8 marzo anche a Palermo, come nel resto del mondo, è sciopero femminista. E’ in corso, infatti, la manifestazione femminista contro la violenza di genere indetta per l’occasione da Non Una di Meno Palermo. Una manifestazione di un migliaio di donne palermitane che chiude la giornata di mobilitazione iniziata stamani con un presidio simbolico sotto la sede di Repubblica contro la narrazione sessista delle violenze di genere da parte di tutti i media e che intende lo sciopero come unica risposta possibile a tutte le forme di violenza che sistematicamente vengono perpetrate entro le mura domestiche, sui posti di lavoro, per strada, negli ospedali, nelle scuole, dentro e fuori i confini.
Una giornata di sciopero pensata per bloccare il lavoro produttivo e riproduttivo della società attuale sempre più razzista, omofoba e sessista.
“A casa, a lavoro oggi non ci stiamo. Scioperiamo! Scioperiamo!” è uno dei cori intonati a squarciagola dalle donne lungo il percorso che, muovendosi per le vie cittadine dietro lo striscione su cui campeggia la scritta “Sciopero globale femminista”, invadono il centro storico come una marea. “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, “Lega Salvini e lascialo legato”, “La 194cnon si tocca” non i messaggi che si possono leggere sui cartelli imbracciati dalle donne.
“Esigiamo un cambiamento sociale e culturale che smascheri e scardini le dinamiche patriarcali della nostra società, redistribuisca il lavoro di cura, ripristini il welfare e garantisca la libertà di movimento.
Rivendichiamo la libertà di decidere sulle nostre vite, libere dai ruoli di genere che sin da bambine ci vengono imposti, e sui nostri corpi, senza nessuna strumentalizzazione della violenza di genere in chiave razzista, securitaria e nazionalista. Esigiamo un reddito universale che ci liberi dalle disparità di trattamento salariale, dalle forme di lavoro non retribuito e dalla precarietà. Pensiamo che contro la violenza di genere variamente perpetrata da questa società patriarcale e neoliberale, lo sciopero femminista sia la risposta. Riconosciamo nelle strade e nelle piazze quei luoghi da cui ripartire, quei luoghi in cui costruire la nostra contrapposizione allo sfruttamento e alla discriminazione; riconosciamo nello sciopero la pratica in cui assolutamente riconoscersi per mandare in tilt e distruggere il sistema attuale. Una pratica che va tradotta nei nostri posti di lavoro, nella nostra vita familiare e affettiva, tutte dimensioni che vanno radicalmente trasformate e vissute come luoghi in cui portare avanti una strenua lotta per la nostra autodetrminazione. Con lo sciopero dei consumi e dai consumi, infatti, riaffermiamo la nostra volontà di imporre un cambio di rotta che disegni un altro modo di vivere in questa società in cui non ci riconosciamo e che non ci riconosce se non come oggetti verso cui infliggere violenza economica, psicologica e fisica” afferma Claudia Borgia di Non Una di Meno Palermo.
Insieme alle centinaia di donne lavoratrici, precarie e disoccupate, presenti anche le studentesse medie e universitarie dell’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne che hanno portato il proprio contributo al corteo con un nutrito spezzone dietro uno striscione su cui è leggibile un chiaro messaggio, “Vogliamo donne libere e non principesse sottomesse”.
“ Le università e le scuole sono i luoghi che giornalmente viviamo e attraversiamo, quei luoghi atti alla nostra formazione e che, proprio per questo, necessitiamo rispecchino i nostri bisogni e siano per noi dimensioni in cui si contribuisca a elaborare un modello di donna contrapposto a quello promosso dal sistema dominante che ci vuole esclusivamente madri amorevoli, mogli sottomesse, principesse che necessitano di essere salvate, donne in carriera. E’ proprio qui, per noi, nel quotidiano di questi nostri luoghi, che va pensato e creato un nuovo modello sociale e culturale di donna. Inoltre, cosa molto importante per noi giovani donne è il ripristino e il potenziamento dei Consultori pubblici, un servizio fondamentale che è sempre più negato; sono in costante diminuizione e sempre più sguarniti di personale. Ancora, vogliamo l’accesso gratuito alla contraccezione e l’aborto libero, anch’esso gratuito e accessibile a tutte. Questa istanza, sopratutto nella nostra terra, assume un valore del tuo particolare se pensiamo che l’obiezione di coscienza, fra medici, personale non medico e farmacisti, supera l’80%!” afferma Tiziana Albanese, studentessa universitaria dell’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne.
Il corteo si è poi snodato verso la sede del Comune, intanto dal megafono viene annunciato un prossimo appuntamento cittadino. Una assemblea in cui si discuterà collettivamente il lavoro sinora svolto e si delineeranno le nuove tappe del percorso di lotta femminista.
Giunte in piazza Pretoria, l’ Assemblea contro la violenza maschile sulle donne ha esposto uno striscione da Palazzo Pretorio, sede del comune, ove domina la scritta “Liberi corpi. Libera terra”. L’iniziativa simbolica è un modo per portare l’attenzione sulla manifestazione nazionale contro le Grandi opere inutili e in difesa del territorio che si darà a Roma il 23 marzo. A tale manifestazione, in occasione della quale è stato organizzato un pullmann che partirà da Palermo, le donne dell’Assemblea hanno deciso di partecipare perchè fermamente convinte che la lotta per libertà delle donne, che l’emancipazione femminista, passi necessariamente anche attraverso l’autodeterminazione dei territori.
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