“Le strade degli ultimi” è la seconda video inchiesta realizzata da Massimo Minutella e Antonio Turco. Questa volta la telecamera gentile di Minutella si concentra sullo sforzo dei volontari per dare assistenza ai tanti homeless di Palermo. Dopo aver raccontato, alla vigilia di Natale, la storia della Missione Speranza e carità, l’opera caritatevole fondata esattamente trenta anni fa dal missionario Biagio Conte, con questa inchiesta “on the road” viene alla luce il volto dei tanto senza dimora che vivono per le strade del capoluogo siciliano.

“Le strade degli ultimi”, la Palermo dei volontari della notte

“Le strade degli ultimi sono le immagini di una Palermo diversa – racconta Minutella – ed è la Palermo dei volontari, donne e uomini che di notte si occupano degli ultimi, di tutte quelle persone che hanno deciso, o sono stati costretti dalla sorte, a vivere per strada. Li abbiamo trovati all’addiaccio, sotto i portici, sfidando le intemperie di questo inverno così rigido.

“Le strade degli ultimi”, la storia di Antonio

Accompagnato dai volontari dell’associazione “Io sono l’altro”, Minutella ha incontrato i senza fissa dimora che vivono per le strade di Palermo. Sotto il colonnato del Palazzo delle Poste di Palermo vive Antonio.

E’ un uomo sui quaranta anni. Al microfono racconta che da due settimane vive in mezzo alla strada. Di notte, sale le scale del palazzo delle Poste di Via Roma e trova rifugio sotto il gigantesco colonnato del protetto del Palazzo delle Poste di via Roma. La sua “casa” è un angolo del corridoio che porta all’ingresso degli uffici.. “Sono arrivato a Palermo da tre settimane, la prima settimana l’ho trascorsa a casa con la mia famiglia. Poi mi hanno buttato fuori di casa. Ho una bambina di quattro anni. Adesso è casa dei miei parenti a Borgo Nuovo, la piccola sta con mia moglie.

Perchè Antonio vive per strada e non con la sua famiglia? “Io non posso stare con loro, ho avuto dei problemi.  Prima mi facevo con l’eroina. Per venti anni non sono mai tornato a vivere in Sicilia,  ma adesso volevo stare con mia madre, volevo vedere mia figlia”.

“Al sesto giorno di convivenza, mia madre mi ha accompagnato alla stazione, mi ha dato dei soldi per farmi andare via. E così adesso sono qua. Non mi piace fare questa vita.  Non voglio andare nei dormitori, la gente mi dice di non andare perché si sta male.  Dopo le feste, me ne vado a Milano. Io non voglio stare tutta la vita qui a dormire per la strada”. Il racconto di Antonio è un po’ confuso. Alla fine ammette di essere sottoposto all’obbligo della sorveglianza speciale. “Ogni mattina vado in caserma a firmare. poi mi metto a chiedere l’elemosina di fronte alla banca. Le persone mi aiutano, così racimolo i soldi per mangiare”.

 

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