Diciotto chili di hashish; 3,350 di cocaina, 44 piante di marijuana e di 193.000 euro in contanti. E’ l’entità dei sequestri effettuati dalla polizia nell’ambito dell’operazione Lampedusa che ha interrotto un traffico soprattutto di Cocaina fra Sicilia e Calabria e portato all’emissione di 16 ordinanze di custodia cautelare, quindi delle quali eseguite questa amttina.
L’operazione di p.g. costituisce il risultato di un’articolata attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo –Direzione Distrettuale Antimafia ed avviata dalla Polizia di Stato, Squadra Mobile, iniziata nel mese di luglio 2016 e conclusa nel dicembre 2017 relativa ad un associazione a delinquere dedita al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana reperite, tra l’altro, in territorio calabdeiqurese e destinate poi ad essere smerciate presso il mercato palermitano, agrigentino e dell’isola di Lampedusa. La ricostruzione dei fatti è stata accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari.
Secondo gli investigatori promotori dell’associazione a delinquere figuravano Giuseppe Bronte, suo cugino Salvatore, e Gaetano Rizzo. I primi due curavano il costante reperimento dello stupefacente presso i fornitori, intrattenendo mediante utenze riservate e scambio di sms, rapporti diretti con il fornitore calabrese Domenico Stilo ed intervenendo anche presso gli spacciatori attivi nei mercati locali per risolvere problematiche legate al mancato pagamento delle partite di stupefacenti.
Gaetano Rizzo, del rione “villaggio Santa Rosalia” manteneva i rapporti diretti con gli agrigentini Salvatore Capraro e Davide Licata, occupandosi delle trasferte finalizzate a consegnare a questi ultimi le sostanze stupefacenti del tipo hashish e cocaina da vendere nel territorio di Agrigento e destinate sino all’isola di Lampedusa.
Da giugno a settembre 2106 , Capraro, secondo le indagini, destinava lo stupefacente acquistato al mercato dello spaccio nell’isola di Lampedusa, località dove veniva trasportato utilizzando la motonave che parte da Porto Empedocle (Ag). Le forniture fuori provincia venivano realizzate dai congiunti dei Rizzo, Gaetano ed Emanuele e di Francesco Portanova, rispettivamente fratello e cognato, entrambi con precedenti specifici.
Emanuele Rizzo operava, anche come tenutario di una parte della cassa dell’associazione, per lo meno sino al 24.10.2016, data veniva arrestato per il trasporto di 2 chili di hashish e 210 grammi di cocaina in cui si rinveniva presso la sua abitazione la somma di 193.000 euro in contanti.
L’attività di trasporto dello stupefacente era agevolata dall’occupazione lavorativa espletata dai corrieri, venditori ambulanti che quotidianamente si spostavano fuori provincia per lavorare in mercatini rionali.
Tra gli acquirenti di stupefacente sul mercato agrigentino, oltre a Davide Licata e Salvatore Capraro, emergeva Angelo Cardella, il quale riceveva lo stupefacente anche da Ivan La Spisa, parente di Gaetano Rizzo. Lo stupefacente raggiungeva la piazza di spaccio alla dettaglio di Carini, grazie all’impiego del pusher Gianluca Gambino che effettuava ripetute consegne giornaliere previo appuntamento telefonico.
Nelle indagini emergeva, inoltre, l’attività di Dante Parisi che, insieme alla nuora Alessandra Pepati, risultava trasportare e vendere partite di stupefacente ad acquirenti della Sicilia orientale, tra cui il lentinese Vincenzo Terranova.
Nel corso delle indagini nel settembre 2017 era stata anche individuata una piantagione indoor di marijuana nel territorio di Villafrati con arresto di colui che se ne occupava materialmente che avrebbe operaton soto le direttive di Salvatore Bronte. Nel corso delle indagini sono stati effettuati vari arresti e sequestri parziali
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