E’ ancora ferma al palo la Legge per l’istituzione delle zone franche montane siciliane sostenuta da una schiera di sindaci. Giunta a Roma la legge si trova nei cassetti delle commissioni, ferma a causa dell’emergenza sanitaria. Intanto i comuni montani siciliani soffrono e le economie muoiono. Al presidio che si trova a Irosa arriva il sostegno di del gruppo Attiva Sicilia. I fuoriusciti del M5S si uniscono alla protesta per l’istituzione delle Zone franche montane in Sicilia che ormai da giorni vede impegnati il comitato e gli amministratori dei 133 comuni interessati con un presidio allo svincolo Irosa dell’autostrada Palermo-Catania.

“Istituire le Zone franche montane in Sicilia è urgente ed è un atto dovuto – affermano Elena Pagana e Angela Foti, deputate regionali di Attiva Sicilia – Questi territori pagano la condizione di insularità, che accomuna tutta la regione e che pesa ogni anno 6 miliardi e mezzo di euro in termini di costi e mancate opportunità per le imprese e produce un freno al Pil quantificabile con il 6,8% in meno. L’aspetto che aggrava questa condizione è che si tratta di territori dell’entroterra, ancora oggi esclusi dai flussi economici e con infrastrutture inadeguate”.

Ieri il presidio aveva denunciato l’abbandono da parte della politica, nei giorni scorsi era anche stato chiesto l’intervento del presidente della Repubblica.  “Quella delle aree interne è una questione socioeconomica estremamente complessa che come tale deve esser affrontata. C’è la necessità che, da parte sua, il Governo regionale affronti, con le riforme, la crisi delle aree interne dell’Isola che sta determinando l’abbandono di interi territori e settori produttivi. Dalle aree interne si emigra sempre di più e mancano intere generazioni. Per questo abbiamo sposato la battaglia degli oltre 130 sindaci. L’istituzione delle Zone franche montane sarebbe una sorta di risarcimento e allo stesso tempo uno strumento di rilancio che potrebbe dare una spinta allo sviluppo di queste aree che altrimenti andranno incontro sempre di più a impoverimento e spopolamento. Proprio per questo occorre una decisione rapida: non è possibile perdere ancora tempo”.

La protesta nasce dalla mancata approvazione a livello nazionale della legge istitutiva delle Zfm e quindi dell’attivazione di tutte le misure che determinerebbero un sistema di fiscalità di vantaggio che permetterebbe di riavviare lo sviluppo di aree ad economia sempre più in recessione e con un inarrestabile processo di spopolamento. Un anno fa all’Ars era stata approvata la legge regionale che prevede l’istituzione delle Zone franche montane che però per le coperture finanziarie delle misure da applicare, deve essere approvata a livello nazionale.