La Sicilia prova a dotarsi di una legge sul fine vita. Una norma che, di fatto, regolamenti Non il suicidio assistito così come viene definito, ma la terapia che porta ad una morte serena e dignitosa una persona per la quale non esista più cura alcuna. Insomma il tentativo è quello di mettere regole certe per consegnare ad una persona ai suoi ultimi giorni, un percorso terapeutico che lo accompagni alla fine con una assistenza specifica da parte del servizio sanitario.
Un tema spinoso visto che coinvolge aspetti che potrebbero sconfinare nelle competenze nazionali (codice penale) ma che dalla devoluzione dei poteri in sanità, incidono anche sulle scelte delle Regione. Insomma un bel pasticcio normativo ed un problematico tema etico e morale.
In Sicilia ci sono varie proposte ma quella incardinata in Commissione vede la firma del 5 stelle Luigi Sunseri che, ospite a Talk Sicilia, affronta lo spinoso tema

Regolamentare il fine vita applicando una sentenza della Corte Costituzionale
“Quello che stiamo provando a fare con questo disegno di legge che porta la mia prima firma ma anche la firma di tutto il Movimento cinque Stelle a livello regionale, è quello di garantire, a seguito di una sentenza della Corte costituzionale di fine 2019, un diritto che in questo momento viene riconosciuto con più pronunciamenti. Ad oggi dalla Corte costituzionale ha detto chiaramente che va normato a livello regionale il percorso di fine vita e dunque dice che devono essere le Regioni a legiferare da questo punto di vista”.
Ma il tema non coinvolge aspetti di natura penale? Sarebbe competenza esclusiva dello Stato
“Ma la Corte costituzionale è stata chiarissima in più sentenze è già una Regione ha approvato questa norma che deriva proprio da questa sentenza la costituzionale che la Toscana (norma in seguito impugnata dal Consiglio dei Ministri ndr) quindi l’augurio che faccio è che la Regione Siciliana possa essere la seconda Regione ad approvarla. È semplicemente un testo che norma alcuni aspetti riguardanti la possibilità di richiedere quello che ad oggi viene riconosciuto come un diritto”.
Quindi esiste il diritto di chiedere di morire ?
“La Corte lo dice: c’è un diritto riconosciuto ma che non può essere applicato perché mancano delle norme regionali che in qualche modo organizzino questi ultimi passaggi e percorsi della vita di ogni singolo umano. Quindi la proposta è quella di normare quello che deve diventare un trattamento sanitario”
L’idea della legge
“La norma prevede l’istituzione di tavolo tecnico/etico che controlli l’esistenza dei requisiti per poter accedere a quello che è indicato come un trattamento sanitario. Si tratta di un trattamento che deve essere volontario, una cosa su cui, secondo me, bisogna concentrarsi. E’ un argomento che non dobbiamo affrontare da un punto di vista etico o morale. Il nostro compito è definire il percorso di un trattamento sanitario, ho detto ai colleghi in commissione durante la trattazione del testo. Solo così siamo riusciti a trovare una sintesi, con la consapevolezza che dovevamo normare il modo di riconoscere un diritto già riconosciuto in diverse regioni della nostra Italia, del nostro Paese e che ad oggi non viene riconosciuto nella nostra regione”.
“Io non credo che sia una scelta etica o morale, si tratta semplicemente di un diritto. Oggi un cittadino toscano che vuole chiedere la possibilità di accedere al fine vita ha la possibilità di farlo. Un cittadino siciliano, invece, non può farlo. Quindi dobbiamo concentrarci sul profilo veramente del diritto così come scritto più volte nella sentenza della Corte costituzionale: un diritto riconosciuto ma ad oggi non applicabile in maniera uniforme all’interno del nostro Paese”.
Le varie proposte
Per normare la materia però sono state presentate diverse proposte
“Io credo che su questo tema si possa trovare quella trasversalità d’aula che possa permettere a questo disegno di legge di andare in porto. Quello in trattazione è il disegno di legge a prima firma del Movimento cinque Stelle, ma successivamente è stato depositato anche dal Partito Democratico, ma ho letto anche dichiarazioni di diversi esponenti del centrodestra che erano assolutamente favorevoli. Credo che questo possa essere un segnale bellissimo lanciato dalla nostra Regione che la potrebbe porre non dico come prima Regione d’Italia ma almeno come seconda Regione dopo la Toscana, a dare un messaggio fortissimo di attenzione e garanzia dei diritti ai cittadini siciliani
Cosa prevede la norma
“Prevede la costituzione di una commissione che controlli l’applicazione di specifiche condizioni di salute richieste e identificate da un comitato scientifico. Questo comitati certifica il fatto che il richiedente il trattamento si trova in quella situazione irreversibile di grave dolore, che non c’è la possibilità di recuperare le funzioni vitali. Per questo dà la possibilità a quel singolo cittadino di poter accedere a quel percorso con tempi chiari e ben prestabiliti che vanno dettati da questo tavolo etico morale all’interno delle ASP di appartenenza. Non ci stiamo inventando nulla di nuovo ma solo normando l’accesso a un diritto che in questo momento viene negato. un percorso indicato come un trattamento sanitario gratuito erogato dal Servizio sanitario regionale”.
Norma incardinata dopo due anni
“La proposta di legge è stata depositata quasi due anni addietro ma è stata incardinata in commissione solo in questi giorni. ad inizio maggio è stato posto il termine per gli emendamenti con l’augurio che possa essere approvato dalla Commissione sanità e successivamente approdare in Aula sperando che le forze politiche abbandonino la visione del proprio partito, ma che si lascino orientare più da una questione legata a una trasversalità, ad un etica personale, che si discuta guardando quando al diritto”.
“Io sono fiducioso. Credo che l’Assemblea abbia la maturità politica di poter affrontare non solamente le norme di natura finanziaria ma che possa finalmente trattare argomenti che garantiscano l’accesso ai diritti negati. E credo che sia una una un messaggio molto importante che lanciamo ai cittadini anche contro la disaffezione nei confronti della politica mostrando proprio una politica capace di trattare argomenti che riguardano le diverse sensibilità delle persone”.
La proposta contro i femminicidi
Cambiando argomento un’altra proposta riguarda un percoros di lotta contro la cultura de femminicidio.
“Sì, io sono padre di una bambina di nove anni e come tutti immagino, vengo colpito da queste notizie nel profondo dell’anima. Vicende come le più recenti di Messina che ha riguardato questa ragazza di Misilmeri ma anche le vicende di Caccamo ci dicono che è necessario affrontare questo tema non solo dal punto di vista della repressione, materia nella quale si è intervenuto a livello nazionale più volte, ma occorre farlo soprattutto in modo strutturale partendo dalla formazione. Abbiamo immaginato un disegno di legge che raccolga esperienze esistenti senza inventare nulla di nuovo. Andando al concreto ci sono alcuni percorsi già avviati in Emilia Romagna, in Toscana, in Lombardia che ci mettono davanti a un sistema di formazione strutturale che riguarda i bambini e le bambine avviando una educazione sentimentale, sessuale, di affettività. Si tratta di un problema oggettivamente culturale perché di questo stiamo trattando trattandosi non di episodi sporadici. Un problema che si fonda sull’idea che amore significa possesso, quando invece non dovrebbe in alcun modo essere così e soprattutto mai dovrebbe sfociare in episodi di violenza”.
“Questo percorso detta una linea di formazione e credo che sia, anche in questo caso, un messaggio molto importante che la nostra Regione può dare nell’autonomia che ci viene riconosciuta. Operare nel solco dell’istruzione e della formazione nel garantire percorsi di educazione sentimentale sessuale, affettiva così come viene definito nel disegno di legge. Partendo dalle scuole ma guardando alla formazione degli insegnanti, coinvolgendo le forze dell’ordine ma anche la stampa e i social per quelle campagne di sensibilizzazione che non possono che far bene”.
“C’è uno studio che ci dice diceva che ogni euro investito in formazione, educazione sentimentale, riduce i 10 euro la spesa per la repressioni e il contrasto. Anche qui non interessa il cappello politico, interessa che ci sia un percorso culturale che possa fare cambiare strada ai nostri giovani”.
Il no al piano di riarmo europeo, fondi a rischio per la Sicilia
“L’Unione Europea destina alla nostra Regione proprio perché è una regione in forte ritardo rispetto al resto dell’Europa, miliardi di euro per rilanciare infrastrutture, porti, strade, autostrade, interporti, dissesto idrogeologico, combattere la siccità. insomma per realizzare tutte le infrastrutture utili affinché si possa provare a colmare quel gap tra Sicilia, Italia e Sicilia e resto d’Europa. Il solo pensiero che queste somme anziché servire a rilanciare la nostra terra vengano utilizzate per la guerra, le armi e quant’altro credo sia veramente folle. Ma io non so neanche come descriverla un’idea del genere. Veramente siamo oltre la follia”.
“Credo sia talmente tanto paradossale che a raccontarla all’ultimo dei cittadini siciliani non ci si crede. E mi auguro che intorno a questo tema si faccia quadrato e che anche il presidente della Regione non si faccia intimidire dalle richieste dell’ex ministro, oggi commissario Fitto, ma soprattutto del Governo Meloni, perché da questo punto di vista dovremmo fare le barricate. Le somme che sono destinate alla nostra Sicilia per colmare quel gap infrastrutturale che ci differenzia dal resto d’Italia, devono essere destinate alla Sicilia e devono essere spese tutte e bene all’interno la nostra Regione”.
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