“La mafia avrà una fine, tuo Piero….”. E’ la convinzione che il presidente del Senato esprime in una lettera all’amico Paolo Borsellino nel ricordo della sua scomparsa. “In questi 25 anni – rimarca Grasso parlando a Uno Mattina – si è fatto tanto” anche se non abbiamo quella Sicilia completamente libera dalla Mafia che sognavamo allora.

“Il presidente Mattarella è un punto di forza dell’unità nazionale e di coloro che non si arrendono, abbiamo giovani che vanno a coltivare i terreni confiscati, cittadini che si rifiutano di pagare il pizzo. Tutto questo è il frutto del sacrificio Borsellino e degli uomini del pool antimafia. Dinanzi alle bare di questi uomini – prosegue il presidente del Senato – dobbiamo impegnarci tutti a continuare la loro opera, con senso del dovere e dello Stato.

Grasso ha tanti ricordi di Borsellino, ance se – dice – gli piace ricercare il suo lato più umano e sorridente, “un sorriso che però scomparve del tutto, lasciando il posto alla rabbia e al dolore, dopo la morte di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo insieme agli uomini della scorta”. Il presidente del Senato ripete la frase di Borsellino rivolta ai colleghi in quel frangente, indicando le bare allineate: “Chi vuole andare vada ma chi resta deve sapere che il nostro destino è quello lì…”.

Il puto focale di Grasso è proprio lo “spirito di sacrificio” che pervadeva Borsellino: “Cercò di capire, ma non riuscì ad andare a deporre a Caltanissetta perchè fu colpito anche lui…Aveva questo senso del dovere e questo spirito di servizio spinto fino all’estremo sacrificio, tanto da rifiutare la proposta di fare il procuratore antimafia per rimanere al suo posto”, in Sicilia. Grasso ricorda il Maxiprocesso: “Come diceva Paolo, la gente fa il tifo per noi, e in un processo che aveva gli ostacoli più vari, con 7000 pagine delle motivazioni della sentenza, lo Stato era presente con tutte le sue forze, dalla magistratura alle forze di polizia, dal governo al Parlamento che fece anche una legge ad hoc”. Con l’obiettivo di scardinare una organizzazione “unitaria e verticistica”.

“Davanti a quelle bare – prosegue Grasso – giurai che avrei fatto tutto il possibile per trovare la verità. Anche oggi mi rendo conto che non abbiamo ancora tutta la verità e che dobbiamo alle vittime e al paese la ricostruzione di tutto il quadro”. Scavare, trovare collegamenti con un certo mondo affaristico e l’economia criminale, spiega il presidente del Senato ricordando che il primo disegno di legge da lui presentato quando si insediò a Palazzo Madama come senatore fu proprio per dare strumenti contro il falso in bilancio ed il riciclaggio.

Nel ritornare sulla profonda umanità di Borsellino nel svolgere il suo lavoro, il presidente del Senato fa un riferimento alla capacità di creare consenso e fiducia: una fiducia che consentì a molti personaggi di affidarsi al magistrato, anche e soprattutto le donne, madri e nonne, che hanno avuto così la forza di ribellarsi, anche dall’interno del sistema mafioso. “Ma non basta solo la repressione giudiziaria” per sradicare la mafia – conclude – c’è anche bisogno di investimenti per lo sviluppo sociale e per allontanare i giovani alle lusinghe del crimine”.

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