“Sono lieto di darvi il benvenuto qui a Palermo, in Sicilia, la Regione italiana che più di altre rappresenta il simbolo della vicinanza al popolo libico e a tutti i nostri Partner mediterranei. L’Italia, per la sua posizione geografica e per storia e tradizione, è intimamente legata da sentimenti di profonda amicizia e affinità alla sponda Sud del Mediterraneo”.

Così intervenendo alla sessione plenaria della Conferenza di Palermo, il premier Giuseppe Conte ha dato il via alla fase conclusiva dei lavori della Conferenza di Palermo sulla Libia avendo già incassato la stretta di mano fra Haftar e Serraj che resterà come immagine di questo incontro. “Riteniamo che l’appuntamento odierno rappresenti una nuova tappa davvero significativa sul percorso complesso di stabilizzazione della Libia e possa contribuire al più ampio obiettivo della stabilità e della sicurezza dell’intera regione del Mediterraneo”, ha sottolineato.

“Abbiamo tenuto ad assicurare la piena inclusività all’incontro di tutti quegli attori che hanno a cuore la stabilizzazione e il futuro della Libia. Abbiamo inoltre sottolineato, da subito, quanto fosse cruciale avere con noi oggi i principali attori libici” e “abbiamo voluto farci promotori di questa iniziativa nel pieno rispetto della ownership libica del processo. Le soluzioni non possono essere imposte dall’esterno”.

“La Libia ha già compiuto passi in avanti importanti. Ha sconfitto Daesh a Sirte, ha rappresentato un valido partner per combattere contro le reti di trafficanti di esseri umani, ha condotto il Paese – nonostante le numerose difficoltà – ad una significativa ripresa economica. In questo percorso l’Italia non ha mai smesso di stare vicina alla Libia e al popolo libico, costruendo un legame di reciproca fiducia. In questi anni abbiamo continuato a lavorare per il rafforzamento delle istituzioni legittime, con un approccio inclusivo verso tutti gli attori libici, in Tripolitania come in Cirenaica e nel Fezzan. E riteniamo che tutti coloro che hanno a cuore il futuro della Libia e che sono oggi qui riuniti possano offrire un valore aggiunto alla pace e alla sicurezza del Paese”, ha spiegato Conte.

“Riteniamo fondamentale cogliere questa occasione per sostenere il cessate il fuoco a Tripoli e facilitare le discussioni per l’attuazione dei nuovi assetti di sicurezza che abbiano come obiettivo il superamento del sistema basato sui gruppi armati. In questa sede la Comunità internazionale potrà anche esprimere un sostegno concreto alla creazione e al dispiegamento di forze di sicurezza regolari”.

“Non abbiamo, lo voglio chiarire, mai avuto la pretesa di fornire, attraverso questa Conferenza, “la soluzione” alla crisi libica. Ponendosi nel solco di precedenti iniziative come la Conferenza di Parigi del 29 maggio scorso, essa mira piuttosto ad accompagnare costruttivamente il Paese verso la fine del lungo periodo di transizione. Nessuna bacchetta magica, quindi, bensì un’occasione di incontro e riflessione condivisa e di auspicabile sviluppo costruttivo”.

“Le Nazioni Unite devono restare la stella polare del processo di stabilizzazione della Libia. Il “Piano di azione ricalibrato”, che il Rappresentante Speciale Salamé ha presentato al Consiglio di Sicurezza l’8 novembre scorso e che l’Italia sostiene, ci indica quali sono i prossimi passi da compiere. Punto nevralgico di tale Piano resta la prospettiva delle elezioni. Resta cruciale che possano svolgersi nel rispetto delle necessarie condizioni di sicurezza, oltre che di quelle legislative e costituzionali, con una prospettiva temporale che guarda auspicabilmente a primavera del 2019″.

“Contribuire al miglioramento del quadro di sicurezza è cruciale non solo per rendere concreta la prospettiva elettorale, ma anche per continuare a tenere alta l’attenzione sulle minacce che ancora affliggono il Paese, prima fra tutte la minaccia terroristica, specialmente nel sud del Paese, dove proliferano ancora traffici illeciti, movimenti estremisti e reti di trafficanti di esseri umani. Terrorismo e lotta ai traffici di esseri umani rappresentano sfide comuni e devono restare al centro delle priorità della Comunità Internazionale”.

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