In Sicilia si legge pochissimo. Lo dice l'Istat. Il raffronto col resto del paese è drammatico

Libro, questo sconosciuto, in Sicilia legge una persona su quattro

Un solo siciliano su quattro ha letto almeno un libro, nel 2018. Il dato davvero sconfortante lo ha diffuso l’Istat, in un report su produzione e lettura di libri nel corso dell’anno scorso. In Sicilia, a percentuale di lettori non è arrivata nemmeno al 25% (24,9%), persino più bassa della quota del Sud, che è del 26%, a distanza siderale da quelle del Nord-ovest, con quasi una persona su due che legge (49,4%), dal 48,4% di quelle del Nord-est e dal 44,7% della Sardegna.
In pochissimi comprano libri e ancor meno frequentano le biblioteche, nella nostra isola: il 6,9%. Le regioni con la più alta quota di frequentatori di biblioteche sono il Trentino Alto-Adige (35,4%) e la Valle d’Aosta (32,7). Seguono a grande distanza la Lombardia e l’Emilia Romagna (21,6%), il Veneto (19,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (19,2%). Le quote più basse si osservano, oltre che in Sicilia, in Campania (7,7%) e Calabria (8,0%).

Il report contiene dati molto interessanti sulla diffusione delle case editrici e sull’identikit dei lettori. Un quadro dalle tinte non troppo rosee. Diminuisce rispetto al 2017 il numero di lettori, dal 41% al 40,6% e l’aspetto più drammatico è che una famiglia su dieci non ha alcun libro in casa, valore costante da quasi un ventennio.
Anche nei casi in cui è presente una libreria domestica, il numero di libri disponibili è molto contenuto:
il 31% delle famiglie possiede non più di 25 libri e il 64% ha una libreria con al massimo 100 titoli. Tra le persone che dichiarano di disporre di oltre 400 libri in casa, circa una su cinque (23,1%) non ne ha letto nemmeno uno.

Si legge più nelle grandi città che nei piccoli centri e sull’abitudine a leggere incidono titolo di studio e educazione famigliare: legge libri il 73,6% dei laureati (75,0% nel 2015), il 46,7% dei diplomati e solo il 26,5% di chi possiede al più la licenza elementare. La lettura è poi fortemente influenzata dall’ambiente familiare: i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno questa abitudine. Ad esempio, tra i ragazzi sotto i 18 anni legge il 74,9% tra chi ha madre e padre lettori e solo il 36,2% tra coloro che hanno entrambi i genitori non lettori.

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Leggono più i giovani che gli adulti, più le femmine che i maschi. Nel 2018, la quota più alta di lettori è quella tra i 15 e i 17 anni è pari al 54,5%, in crescita rispetto al 47,1% del 2016.

Tra uomini e donne c’è un divario rilevante. Nel 2018 la percentuale delle lettrici è del 46,2% e quella dei lettori è al 34,7%. Il divario si manifesta dal 1988, anno in cui risultavano lettori il 39,3% delle donne rispetto al 33,7% degli uomini. Nel 2018 si osserva tuttavia un aumento significativo di 4,2 punti percentuali tra i maschi da 25 a 34 anni.

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In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni
(oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno). La quota di lettrici scende sotto il 50% dopo i 55 anni
mentre per i maschi è sempre inferiore al 50% in tutte le classi di età.

C’è un forte squilibrio anche nella distribuzione geografica delle case editrici: più della metà è al nord e soltanto il 5% nelle isole. Gli editori attivi, censiti in Italia nel 2018 sono 1.564; le grandi case editrici (con più di 50 opere pubblicate) sono appena il 15,2%, ma coprono quasi l’80% della produzione in termini di titoli (79,4%) e il 90% della tiratura. Come dicevamo, oltre il 50,0% degli editori attivi ha sede nel Nord del Paese (31,4% nel Nord-ovest e 20,8% nel Nordest), il 29,8% al Centro e il 18% nel Mezzogiorno (12,9% al Sud e 5,1% nelle Isole). In particolare, a Milano e Roma si concentra circa un quarto degli editori attivi e il 39,7% dei grandi marchi (Tavola 25)

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