“Prendo atto, con assoluta serenità, della volontà espressa oggi dal parlamento siciliano di rinviare in commissione Bilancio il disegno di legge sul collegato alla Finanziaria. Aspetto fiducioso che il testo torni in Aula per essere serenamente valutato da tutti i gruppi politici, soprattutto negli articoli riguardanti la creazione del Polo per il credito agevolato (fusione Crias-Ircac) e la soppressione dell’Esa, l’ultimo carrozzone della Prima Repubbblica”.

E’ lapidario il Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci che dietro la sua cortese fermezza, però, nasconde un pungo di ferro pronto a scattare dopo lo stop alle riforme contenute proprio nek collegato.

“Una cosa è certa: il mio è il governo del cambiamento, per il quale ho chiesto ed ottenuto a novembre il consenso del popolo siciliano. Se sulla strada delle riforme – dice Musumeci – il parlamento dovesse già da ora mettersi di traverso non ci sarebbe più alcuna ragione per restare al mio posto. In questa Regione devastata e saccheggiata dalla più famelica partitocrazia non è più tempo per riproporre metodi antichi”.

Dunque riforme o si torna alle urne, minaccia Musumeci, ben conscio che dimettendosi porerebbe con se tutti i 70 deputati di sala d’Ercole.

A scatenare l’intervento del presidente della Regione quanto accaduto oggi pomeriggio all’Ars con il nuovo stop alla norma che torna in Commissione con il rischio di essere definitivamente affossata (LEGGI QUI)