Pronunciate le condanne definitive per l’omicidio di Massimo Pandolfo, l’imprenditore di 46 anni ucciso nell’aprile del 2013 e ritrovato in una discarica nella zona di Acqua dei Corsari, nei pressi del Teatro del Sole.

La Cassazione ha confermato la condanna a 18 anni di reclusione per Giuseppe Pollicino, 22 anni. Mentre Giuseppe Managò, che era già stato condannato in appello a 16 anni (sempre con il rito abbreviato), non ha presentato ricorso e, dunque, anche per lui la sentenza è definitiva. Pena di 10 anni per Marco Sanfratello, che all’epoca dei fatti era minorenne, e la cui condanna a dieci anni di carcere era diventata definitiva nel 2015. Scagionato Andrea Gentile che aveva confessato il delitto salvo poi ritrattare tutto.

Una torbida vicenda quella della morte dell’imprenditore. Pandolfo venne tramortito con un masso e poi colpito con 40 coltellate. Gli inquirenti riuscirono a risalire all’identità di Pandolfo attraverso un’indagine nel mondo delle rapine e della prostituzione. L’omicidio sarebbe avvenuto dopo ricatti sessuali.

L’esame dei tabulati telefonici svelarono i contatti tra Pandolfo e un minorenne, Andrea Gentile, che aveva confessato il delitto. Il giovane era poi risultato estraneo ai fatti e quindi assolto.

Le indagini hanno permesso di svelare che Pollicino fu l’esecutore del delitto. L’uomo ha sempre sostenuto di essere stato attirato da Pandolfo con la promessa di un lavoro a casa sua, dove lo avrebbe violentato. Gli abusi sarebbero continuati anche dopo, insieme a minacce di morte, e Pollicino sarebbe stato costretto a fare sesso più volte.

Al culmine dell’esasperazione, Pollicino si sarebbe confidato con il cugino Giuseppe Managò e insieme avrebbero organizzato l’omicidio.