“È accertato che in Europa agiscono circa 3.600 organizzazioni criminali la cui interferenza illecita nuoce gravemente all’economia, e già nel 2013 la risoluzione della commissione Crim ha stimato in circa 670 miliardi i maggiori costi subiti annualmente dalle imprese nell’Unione Europea per effetto del crimine organizzato e della corruzione. È indispensabile che la Commissione Europea dica, prendendo posizione con fermezza, quale strategia intende adottare per contrastare il fenomeno della corruzione e svolga, se vuole essere credibile su questi temi, una seria valutazione sulla conformità delle proprie istituzioni alla convenzione Onu contro la corruzione, ancora non pienamente attuata sebbene ratificata quasi dieci anni fa”.

Caterina Chinnici è intervenuta stamattina nel dibattito della plenaria del Parlamento Europeo, riunita a Strasburgo, sull’interrogazione orale che chiede all’esecutivo dell’UE di riprendere la pubblicazione delle relazioni biennali sulla corruzione, “essenziali – sottolinea l’eurodeputata siciliana, relatrice del testo per conto di S&D – allo scopo di incentivare gli stati membri ad applicare i molti strumenti istituzionali e legali esistenti”.

“Nel 2014 la commissione ha emanato un primo rapporto contenente specifiche raccomandazioni – aggiunge Caterina Chinnici – ma da allora non lo ha più fatto malgrado avesse annunciato la pubblicazione con frequenza biennale. Quanto contenuto nel cosiddetto Semestre europeo non può bastare per attribuire la giusta rilevanza alla lotta contro la corruzione nell’agenda europea. Sono state sì varate leggi importanti, come la direttiva Pif e il regolamento sulla Procura europea, ma non è stato fatto abbastanza per la prevenzione e, in sostanza, si delega l’azione anti-corruzione ai sistemi penali degli stati membri. Servirebbero, fra l’altro, norme uniformi a livello europeo per la protezione di informatori, testimoni e collaboratori di giustizia, e andrebbe stabilita con la dovuta specificità una nozione giuridica comune di criminalità organizzata”.