Il Tribunale delle misure di prevenzione di Palermo ha deciso di restituirli al legittimo proprietario, l’imprenditore Carmelo Lucchese, i 13 supermercati Conad e Todis di Palermo, che nel 2019 erano stati confiscati con l’accusa di appartenere ad imprese intranee con la mafia. Una sentenza che riscrive la storia di quei 13 punti vendita, divenuti nel tempo il simbolo della capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi nell’economia legale. I giudici hanno stabilito che la Gamac, la società di Lucchese proprietaria dei supermercati, “non può ritenersi che abbia assunto i tratti caratteristici dell’impresa mafiosa”.
Il ribaltamento delle accuse
Si tratta di un clamoroso dietrofront rispetto alle iniziali accuse, basate anche sulle dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia come Sergio Rosario Flamia. Costui aveva dipinto Lucchese come un imprenditore colluso con Cosa Nostra, sostenendo tra l’altro che questi avesse messo a disposizione un suo appartamento per ospitare il boss Bernardo Provenzano durante la latitanza. Inoltre, secondo il pentito, la Gamac sarebbe stata esentata dal pagamento del pizzo fino al 2011 in cambio di favori alla mafia. Accuse che però per i giudici si sono rivelate inconsistenti e non provate.
Le prove a favore di Lucchese
È stata confutata l’ipotesi dell’appartamento destinato a Provenzano, così come è stata clamorosamente smentita l’asserita immunità al pizzo. Numerose denunce sporte negli anni da Lucchese per furti, danneggiamenti e rapine ai suoi supermercati, con tanto di procedimento penale per tentato omicidio di due dipendenti, dimostrano come l’imprenditore non godesse di alcuna copertura. Anzi, fu costretto ad ingenti investimenti per dotare i punti vendita di sistemi di sicurezza. Gli stessi amministratori giudiziari che hanno gestito i supermercati durante il sequestro hanno certificato la loro piena autosufficienza imprenditoriale, senza condizionamenti esterni.
L’epilogo della vicenda
Per l’imprenditore e il suo collaboratore Cosimo Di Petrillo è il lieto fine di una vicenda che li aveva visti accusati, con pesanti danni d’immagine e soprattutto economici dovuti al sequestro della loro fiorente attività. Ora potranno riprendere possesso del patrimonio.
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