Saranno gli accertamenti scientifici a dare la conferma definitiva. Solo la scienza può fugare ogni dubbio su quella che è una convinzione ormai radicata degli investigatori. Quelli trovati in un pozzo a Torretta nel palermitano sono reperti legati alla lupara bianca dei Majorana, padre e figlio, imprenditori, scomparsi dal 7 agosto 2007 quando furono visti per l’ultima volta nel cantiere di Isola delle Femmine dove stavano costruendo delle villette. I loro corpi non sono mai stati trovati.

A fornire indizi ci sono, però i resti di una suola di scarpa con tacco e un sacco di iuta con delle macchie rosse scoperti lo scorso gennaio e che adesso sono nelle mani degli esperti che dovranno analizzarli. L’apertura dei plichi, racconta il Giornale di Sicilia, è avvenuta davanti ai consulenti dei due indagati per omicidio, il costruttore Francesco Paolo Alamia, per anni sotto inchiesta per mafia ma mai arrestato ne condannato e Giuseppe Di Maggio, originario di Carini, in passato arrestato per mafia e poi prosciolto, figlio di Lorenzo Di Maggio, condannato per associazione mafiosa e cognato del boss Salvatore Lo Piccolo.

Gli esami si svolgono nella sede del Ris dei carabinieri di Messina e dopo una prima visione dei reperti, la prossima settimana inizieranno i test del Dna col quale si stabilirà se gli oggetti in qualche modo appartenevano o comunque sono entrati in contatto con le vittime, mentre un accertamento mirato si svolgerà sul tipo di frammento di scarpa recuperata.

Ma c’è attesa soprattutto per un test, quello sul sacco di iuta. Si dovrò chiarire da dove provengano quelle macchie rosse. Potrebbero essere di sangue, e ciò confermerebbe le ipotesi di accusa, oppure semplicemente macchie chimiche di altra natura. Secondo la difesa si tratterebbe di fertilizzante chimico che con il passare del tempo produce un simile effetto.

Dietro alla scomparsa e al delitto, ormai ritenuto certo tanto che la procura indaga per omicidio, ci sarebbe una storia di affari sfociati nel sangue. Poco prima della scomparsa Francesco Paolo Alamia, costruttore vicino all’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino a cui recentemente sono stati sequestrati beni per 22 milioni di euro, cedette le quote della ditta di costruzioni Calliope srl, di cui era socio con Maiorana, all’ imprenditore Dario Lopez. Da questi le quote passarono alla compagna di Antonio Maiorana, Karina Andrè. Perchè Alamia rinunciò alla partecipazione società? Il motivo non è chiaro, potrebbe essere stato costretto da qualcuno, di sicuro l’ affare del residence di Isola delle Femmine aveva suscitato parecchi interessi e contrasti. Di Maggio invece è titolare di una ditta di movimento terra. L’ indagato, emerge dalle indagini, era nella zona del cantiere di Isola delle Femmine nel giorno della scomparsa dei due.

Ma la difesa contesta ogni indizio e gli esami tecnici sui reparti potrebbero fornire un elemento di svolta nell’uno o nell’altro senso