Comunque vada, è la fine di un’era: il M5S ha detto si alla candidatura di Franco Miceli a sindaco di Palermo. Questo è quanto filtra dal confronto online tenutosi stamani alla presenza dell’ex premier Giuseppe Conte. Un vertice combattuto, quello dei pentastellati, nel quale non sono mancate le critiche. In particolare, da parte di una buona fetta della base, che chiedeva un segno di discontinuità rispetto alla passata consiliatura. Ma il leader grillino ha preferito sostenere una linea più conciliativa, mirata alla formazione di un fronte progressista che chiuda la porta a possibili campi larghi. Una decisione figlia della necessità di cercare una mediazione con gli altri partiti della coalizione di centrosinistra. Fatto che associa i pentastellati alle logiche partitiche da cui in passato lo stesso movimento prendeva le distanze.

Miceli vicino alla candidatura

Dopo gli attestati di stima ricevuti dai gruppi di Avanti Insieme e Sinistra Civica Ecologica, Franco Miceli riceve così il bene stare anche dal M5S. Un’approvazione importante da parte di Giuseppe Conte, che ha sostenuto con forza la linea portata avanti nelle scorse settimane da Adriano Varrica, ovvero quella di una maggiore interlocuzione all’interno del campo del centrosinistra. Un accordo che, logicamente, si estenderà anche alle prossime elezioni regionali d’autunno.

Salta la discontinuità rispetto al passato

Uno dei punti fermi dichiarato dai grillini negli scorsi mesi era quello della necessità di una discontinuità rispetto al passato politico rappresentato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dall’assessore alla Mobilità Giusto Catania, tra l’altro sfiduciato in Consiglio Comunale anche grazie alle firme dei tre alfieri pentastellati a Sala delle Lapidi (Lo Monaco, Amella e Randazzo). Eppure, stante così le cose, è difficile che ciò avvenga. Anzi, proprio Conte ha speso parole di apprezzamento nei confronti dello stesso primo cittadino all’interno del dibattito, in cui lo avrebbe definito “sindaco dell’antimafia”. La candidatura di Micelli, tra l’altro, è legata ad uno storico rapporto istituzionale proprio con il primo cittadino.

Malumori all’interno delle base

Un fatto che ha fatto storcere il naso ad una parte minoritaria del Movimento 5 Stelle, legata soprattutto a chi avrebbe voluto il sostegno ad una candidatura interna come quella di Giampiero Trizzino. Percorso non sostenibile per l’ex premier, che ha guardato in faccia una realtà fatta di sondaggi e di un movimento che si sta trasformando sempre di più in un partito. Un soggetto politico in cui gli attivisti non giocano più un ruolo da protagonisti. I tempi cambiano e quello che, una volta, si proponeva come soggetto politico che doveva aprire la scatoletta di tonno che era la vecchia politica, è finito per diventarne il contenuto. La palla passa adesso al Partito Democratico, che dovrà decidere se sostenere Miceli o meno. In caso affermativo, la partita su Palermo, almeno nel centrosinistra, sarebbe chiusa.

 

 

 

 

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