Scarcerato nel 2016 dopo due condanne per associazione mafiosa interamente scontate, appena uscito di galera è tornato al suo posto al vertice della famiglia mafiosa di Sciacca. Accursio Dimino, 61 anni, boss di “fede” corleonese, amico fedele della famiglia del latitante Matteo Messina Denaro, è stato fermato oggi dalla Procura di Palermo con l’accusa di associazione mafiosa.

Appena lasciata la cella è tornato a essere pedinato e intercettato dalle forze dell’ordine che in tre anni di indagine hanno accertato come non avesse perso nulla del suo ruolo di capo. Insieme a Dimino è stato fermato l’esponente Radicale Antonello Nicosia, trapanese. Grazie al suo rapporto con la deputata di Italia Viva Giusy Occhionero riusciva a entrare nelle carceri e incontrare capimafia anche al 41 bis, portando poi all’esterno i loro messaggi. Estorsioni, affari con la mafia americana, riciclaggio, Dimino è tornato in affari dunque subito dopo la liberazione.

Nel 2010 la Dia gli ha sequestrato beni per oltre un milione. Nel 1996, è stato condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa, detenzione illecita di armi e danneggiamento. Prima di essere arrestato, la prima volta, nel 1993, insieme ai fratelli gestiva un’attività di commercio di prodotti ittici e faceva il docente di educazione fisica in diversi istituti scolastici statali. Scarcerato il 12 aprile 2004 e ritornato a Sciacca, Dimino, secondo gli inquirenti aveva ripreso i suoi contatti con i boss.

Il 4 luglio 2008, è finito di nuovo in cella, nell’ambito dell’operazione “Scacco matto”, sempre con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata ad acquisire la diretta gestione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata. Nell’indagine sono emersi scambi di “pizzino” tra Dimino e il boss latitante Matteo Messina Denaro. Nel 2010 è stato condannato dal gup di Palermo ad 11 anni e 8 mesi di reclusione.

Articoli correlati