Palermo

Mafia e corruzione, torna in carcere il re dell’eolico, l’inchiesta inguaia anche la Lega

E’ tornato in carcere Vito Nicastri, imprenditore di Alcamo (Tp) soprannominato il “signore del vento” per avere accumulato una fortuna grazie all’eolico e alle energie pulite. Nicastri, che era ai domiciliari con l’accusa di concorso in associazione mafiosa dal 2018, è considerato fedelissimo del boss Matteo Messina ed è al centro di una inchiesta su un giro di mazzette che coinvolge diversi funzionari della Regione siciliana contattati per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili. Indagati con Nicastri tra gli altri, anche Paolo Arata, ex deputato di Fi, ora vicino alla Lega e con interessi nelle rinnovabili e i figli di Nicastri e Arata.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo.

Nicastri, dai domiciliari, violando le prescrizioni dei giudici, avrebbe continuato a comunicare con l’esterno e fare
affari. Video girati dalla Dia lo ritraggono mentre parla al balcone dei progetti sull’eolico fermi alla Regione. La Procura, che lo teneva sotto controllo, ha chiesto e ottenuto l’aggravamento della misura cautelare.

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Indagando su Nicastri e anche grazie alle dichiarazioni di diversi pentiti, i magistrati hanno ricostruito un giro di
corruzioni di funzionari regionali siciliani finalizzati a ottenere permessi per progetti legati al mini eolico e alla
realizzazione di due impianti di biometano.

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