E’ stato uno degli imprenditori tagliaggiati a decidere di denunciare e fare scattare l’inchiesta che ha portato, ieri a dieci arresti, uno dei qali ai domiciliari, che hanno decapitato per l’ennesima volta il potente  mandamento mafioso di san Lorenzo.

“La mia è una scelta dettata dalla consapevolezza che non è più tollerabile pagare il pizzo. Basta. Ho iniziato io a ribellarmi, spero che il mio esempio venga seguito da tanti altri imprenditori e commercianti. E’ una scelta difficile che ancora fanno in pochi”.

Basta sfogliare le ordinanze degli ultimi arresti per capire che a Palermo sono tantissimi che continuano a pagare il pizzo a questi che sono solo miserabili”. Non chiede nessuna tutela Arnaldo Maria Tancredi Giambertone imprenditore edile di 55 anni che ha deciso di abbandonare l’appalto per cui è stato minacciato, ma che si è presentato ai carabinieri e ha raccontato tutto.

E oggi con l’operazione dei carabinieri Teneo sono scattati gli arresti nel mandamento ancora controllato da uomini quali Giulio Caporrimo, finito tre volte in carcere negli ultimi tre anni, Nunzio Serio e Francesco Paolo Liga.

“Ci sono stati momenti di forte scoramento. Ad un certo punto ho pensato che la mia denuncia fosse caduta nel vuoto e che il mio racconto non fosse servito a nulla – aggiunge I carabinieri mi rincuoravano sempre e mi assicuravano che il lavoro andava avanti. Per me è stato terribile. Ho continuato a subire minacce e danneggiamenti in questi ultimi anni. Appena quindici giorni fa ho chiamato i carabinieri perché non potevo uscire da casa per raggiungere il cantiere. Li avevo sempre addosso. Per me e mia moglie, con la quale ho condiviso ogni passo, è stato un periodo terribile”.

Stava eseguendo dei lavori a Marinella nella zona di Tommaso Natale quando è stato accerchiato e gli è stato detto chiaramente di lasciare il cantiere. I lavori avrebbe dovuto realizzarli un’altra impresa. Bigliettini. Furti. Danneggiamenti. Gomme delle auto tagliate I mafiosi sanno quali messaggi mandare per controllare ogni cosa.

“Adesso chiedo allo Stato di avere un sostegno e protezione. Ho chiesto più volte di essere audito in commissione nazionale antimafia. Mi ha risposto solo Piera Aiello. Non ho ricevuto nessuna telefonata – aggiunge l’imprenditore – Adesso mi aspetto un sostegno chiaro per quanto ho fatto. Denunce su denunce con nomi e cognomi. Quelli che si sono presentati in cantiere e hanno chiesto la messa a posto sono i miserabili a cui non darò un euro. Spero davvero che la mia testimonianza e la vita dura che sto vivendo in questi anni serva. Serva a cambiare la realtà palermitana dove purtroppo ancora adesso l’omertà e la regola e io sono considerato un pazzo che ha deciso di denunciare i miei estorsori”.