Il 39% degli studenti siciliani interpellati ritiene ancora la mafia più forte dello Stato, mentre il 34% avverte “concretamente” la presenza di Cosa nostra nel territorio in cui vive. E’ parte di quanto emerso da un’indagine svolta tra gli studenti siciliani coinvolti nel progetto “Giovani cittadini consapevoli, attivi e responsabili” realizzato dal Centro studi Pio La Torre con il sostegno del Dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale della Presidenza del Consiglio dei ministri. I risultati del progetto saranno illustrati nel corso della manifestazione finale prevista per venerdì 29 gennaio nell’aula magna del liceo classico “Giovanni Meli” di Palermo, in via Salvatore Aldisio 2, dalle 9.30, come da locandina allegata.
Sono circa 400 gli studenti coinvolti complessivamente, tra i 16 e i 21 anni, di 14 scuole dell’Isola, compreso un gruppo di giovani del Centro Diurno Polifunzionale del Dipartimento per la Giustizia Minorile di Palermo. Del totale degli studenti interessati, 254 hanno risposto a una serie di domande sulla percezione del fenomeno mafioso: il 39% degli studenti ritiene la mafia più forte dello Stato, il 34% ritiene “ugualmente forti” mafia e Stato, mentre solo il 16% pensa che sia lo Stato a essere più forte. Alla domanda “Ti è mai capitato di avvertire concretamente la presenza della mafia nella tua città?”, il 34% risponde “abbastanza”, il 25% “poco”, il 21% “molto”. Dei 254 studenti intervistati, 137 continuano a riporre maggiore fiducia negli insegnanti, seguono i magistrati (95 preferenze) e, al terzo posto, forze dell’ordine (57 preferenze). Ultimi nella classifica risultano essere: sindacalisti (26 preferenze), parroci (10), politici nazionali (8), politici locali (3).
Nel dettaglio le 14 scuole coinvolte sono: “Borsellino”, “Einaudi”, “Parlatore”, “Kiyohara”, “Nautico Gioeni Trabia”, “Regina Margherita”, “Vittorio Emanuele”, “Meli” ,“Majorana”e “Danilo Dolci” di Palermo, e quelle di Bagheria “G.D’Alessandro” e “Guttuso”, il “Don Colletto” di Corleone e la’“Sciascia-Fermi” di Sant’Agata di Militello (Me), patria di Consolo.
Memoria e azione i due assi del progetto, realizzato con l’obiettivo di prevenire le diverse forme di illegalità e sensibilizzare i più giovani con esempi di democrazia compiuta e modelli di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Per questo, nel corso dell’anno, gli studenti hanno fatto visita alla Cantina “Centopassi” in un bene confiscato nell’Alto Belice corleonese, hanno partecipato ad un ciclo di conferenze sul fenomeno mafioso, e hanno conosciuto la vita di Pio La Torre attraverso una mostra fotografica itinerante nelle scuole e mediante la partecipazione a dei laboratori teatrali realizzati a partire dalla piece “Pio La Torre orgoglio di Sicilia” appositamente scritta e donata al Centro Studi dallo scrittore Vincenzo Consolo. “La visione di Vincenzo Consolo – spiega Vito Lo Monaco, presidente del centro studi Pio La Torre – ha permesso ai ragazzi di approfondire la propria coscienza antimafia. Quel 39% che ritiene ancora la mafia più forte dello Stato ci indica la strada da percorrere insieme alle scuole, le agenzie educative più importanti, per contrastare, seguendo l’esempio di Pio La Torre, ogni connivenza tra mafia e parte della classe dirigente, in qualunque epoca”.
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