Le spiagge siciliane – e non solo quelle – rischiano di diventare la preda più ambita per le mafie e i grandi colossi imprenditoriali, cancellando la storia di centinaia di operatori del settore balneare. E’ il pensiero di Alessandro Cilano, presidente Fiba Esercenti in Sicilia.

Se non accade nulla di nuovo, a fine anno entrerà in vigore la direttiva Bolkestein. A nulla è valso il tentativo della Regione di spostare la direttiva di dieci anni. C’è il rischio collasso per gli operatori del settore balneare che potrebbero perdere le loro attività. Senza controlli, poi, le gare potrebbero diventare un ghiotto boccone per chi vuole riciclare capitali sporchi o per le grandi multinazionali che si contenderanno le nostre coste a suon di milioni di euro. E’ già successo in alcune zone d’Italia, potrebbe capitare ancora.

Ma perché c’è questo rischio? La stagione balneare è appena iniziata ma nubi oscure si levano sul futuro degli operatori del settore. Si naviga a vista dunque, con la direttiva Bolkenstein che non aprirà il “mercato”, ma rischia invece di creare un sostanziale azzeramento delle concessioni in vigore. I piccoli operatori potrebbero non avere la forza di partecipare alle gare, che potrebbero diventare appannaggio esclusivo di grandi gruppi imprenditoriali internazionali o di imprese capitalizzate con fondi “sporchi”. La Regione siciliana aveva varato una legge che spostava il problema di dieci anni, al 2033. Ma la Commissione Europea ha risposto picche alla richiesta dell’associazione regionale dei balneari di far applicare quella norma.

 

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