“Io sono contro ogni forma di violenza. Mi dispiace che siano avvenuti questi scontri di cui non mi sono resa conto dal palco dove mi trovavo per commemorare la morte di mio fratello”. Lo dice Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 in merito agli scontri tra alcuni manifestanti e la polizia. Negli scontri sono rimasti feriti tre agenti. “Sono decisioni della questura non ho che dire. Non so niente di ordine pubblico”, aggiunge Maria Falcone.
Le polemiche e gli scontri
Scontri, tensioni, un funzionario di polizia e due agenti feriti, anche se in modo lieve, e probabilmente manifestanti presto denunciati per il contatto con il cordone di polizia. Tensione e scontri non solo verbali all’ingresso di via Notarbartolo nel giorno del XXXI anniversario della strage Falcone. Il giorno della memoria e del ricordo diventa il giorno del ‘cattivo esempio’ di una parte della società che si definisce civile.
La nota della Polizia
Fra le diverse iniziative promosse si è registrata anche la presentazione di un preavviso per un corteo, promosso da svariate sigle, che ha registrato la presenza al proprio interno di gruppi riconducibili a frange antagoniste che, partendo dalla Facoltà di Giurisprudenza in via Maqueda, sarebbe dovuto arrivare nei pressi dell’“Albero Falcone”
Considerata la potenziale interferenza che si sarebbe potuta ingenerare dalla concomitanza nel medesimo luogo delle iniziative promosse dalla Fondazione Falcone ed il citato corteo, in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si è ritenuto inopportuno far giungere il corteo nei pressi dell’ “Albero Falcone”.
I motivi della limitazione al corteo
“La ragione di tale valutazione in termini di inopportunità – spiega la questura – risiede nell’esigenza di assicurare garantire il diritto Costituzionalmente garantito della Libertà di Manifestazione del Pensiero ad entrambe le parti attraverso un bilanciamento delle contrapposte esigenze considerati i luoghi, il numero di persone partecipanti alle due iniziative, la presenza di diversi striscioni dal contenuto ingiurioso, nonché la presenza di veicoli dotati di strumenti di amplificazione sonora tra cui un mezzo furgonato.
La predisposizione dei servizi di Ordine e Sicurezza Pubblica ha visto un impegno delle Forze dell’Ordine con uomini e mezzi in diversi punti della città, finalizzati a garantire il fluido svolgimento delle diverse iniziative intraprese, la Libertà di Manifestazione del Pensiero ed anche il Diritto al Ricordo, alla Memoria dei caduti che in questa giornata si commemorano.
Per questi motivi è stato individuato come punto di arrivo del corteo Piazza Alberico Gentili, a meno di 500 metri dal luogo inizialmente pensato dai promotori, scelta notificata agli stessi attraverso le prescrizioni del Questore di Palermo, frutto delle ponderazioni e valutazioni maturate in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica”.
Le trattative per arrivare all’albero Falcone e il contatto
“Una volta giunto in questo punto il corteo, cui hanno preso parte circa 1000 manifestanti, si sono intessute una serie di interlocuzioni tra i promotori e le Forze di Polizia che presidiavano il luogo al fine di non consentire il prosieguo del gruppo lungo via Notarbartolo fino all’Albero Falcone considerata la presenza dei mezzi amplificati che avrebbero gravemente interferito con le iniziative della fondazione Falcone nonché una gigantografia issata sul mezzo furgonato il cui contenuto palesava il chiaro fine di dileggio del corteo nei riguardi dell’altra iniziativa.
È stato proprio durante questo dialogo, in cui si prospettava un ulteriore avvicinamento all’Albero Falcone qualora fossero stati spenti gli strumenti di amplificazione che avrebbero turbato la cerimonia promossa dalla Fondazione Falcone, che un gruppo di circa 100 manifestanti ha forzato il presidio di polizia, causando il ferimento di 1 Funzionario della Polizia di Stato ed altri 2 poliziotti che hanno riportato prognosi che vanno dai 10 ai 15 giorni. Successivamente il corteo è avanzato senza creare turbative e con gli strumenti di amplificazione spenti grazie all’impegno massimamente profuso dalle Forze dell’Ordine, nei pressi dell’Albero Falcone dove ha atteso le ore 17:58 per poi sciogliersi”.
Scatteranno denunce
È in corso l’analisi delle immagini che hanno ripreso le citate scene al fine di ricostruire puntualmente i fatti, delineare i profili di responsabilità penalmente rilevanti ed individuare i responsabili dei disordini che hanno portato al ferimento di 3 poliziotti, proprio nel giorno in cui tutto il Paese fa memoria e ricordo di 3 poliziotti caduti per fare il loro dovere.
C’è chi rivendica di aver forzato il blocco
Ma dal Partito della Rifondazione Comunista rivendicano come un risultato l’aver forzato il blocco pur non parlando minimamente di violenze “Il tentativo di tenere lontano un pezzo importante della città dalle fronde dell’albero Falcone è fallito. I cordoni delle forze dell’ordine sono stati attraversati da un fiume in piena variamente composto” dicono Frank Ferlisi Segretario della Federazione e Ramo La Torre Segretario cittadino di Rifondazione Comunista Palermo.
“Uomini, donne giovani e meno giovani, bambine e bambini, rappresentanze di forze sociali e associazioni, hanno potuto adagiarsi sulla melodia del silenzio fin sotto il ficus di via Notarbartolo per gridare subito dopo a voce alta e per diversi minuscontriti “Fuori la mafia dallo stato”, quando alcune pattuglie delle forze dell’ordine avevano già abbassato lo scudo e scalzato il casco. Non hanno ancora un nome coloro che si sono adoperati in depistaggi funzionali a coprire collusioni e responsabilità. Trent’anni sono troppi e le istituzioni democratiche sono ancora pervase da personaggi che a vario titolo sono entrate in collusione col potere affaristico mafioso. Le nostre voci si uniscono a quello di tutti e tutte coloro che ancora gridano verità”.
Commenta con Facebook