Trentuno ani sono passati da quel 23 maggio 1992. Trentuno anni e dopo un periodo di stanca e le celebrazioni in ‘pompa magna’ del trentennale è il momento più difficile per la memoria. Troppe passarelle, troppa antimafia sul banco degli imputati pesano nella giornata del ricordo.

Maria Falcone e le commemorazioni

“Non abbiamo mai fatto passerelle. Lavoriamo tutto l’anno, quando si fa una manifestazione che tende ogni anno ad essere la conclusione di un percorso educativo è chiaro che le istituzioni devono essere presenti perché sono quelle con cui dobbiamo colloquiare per avere le possibilità di cambiamento. Non mi interessa a quale partito appartengono. In 30 anni abbiamo visto passerelle di tutti i colori, ma non le chiamerei passerelle, ma presenze delle istituzioni” dice Maria Falcone anticipando le inevitabili polemiche e rispondendo a un anno di stanza alle polemiche dello scorso anno su presenze e inviti.

La commemorazione ‘diversa’ e il Museo da far nascere

Quest’anno la manifestazione si tiene nei pressi e non all’interno dell’Aula Bunker. Diversi i cortei e ci sarà anche una contro manifestazione. Ma la Fondazione punta alla creazione di un museo della memoria ‘stabile’. “Il progetto è la creazione di un museo che non parli solo di morte, sangue e dolore, ma che faccia capire un po’ come gli eroi del nostro risorgimento italiano rappresentavano lo spirito, la forza, l’animo di volere un’Italia indipendente. L’abbiamo sempre voluta e cercata. Ora loro devono imparare a salvare la nostra costituzione portando avanti i suoi principi così che la Sicilia diventi una terra diversa. Non sarà solo memoria di dolore, ma voglia di cambiamento. E dobbiamo far sì che i nostri giovani venendo a Palermo creando sedi di Roma e Bolzano, abbiano la possibilità di confrontarsi con giovani di altre città. Per fare l’Italia unita bisogna fare dialogare i giovani”.

Il Ministro dell’Interno Piantedosi

“La celebrazione di questa ricorrenza importantissima mi piace non solo per l’onore di partecipare come ministro dell’Interno, ma si tratta anche di un anno importante fatto di risultati conseguiti nella lotta alla mafia e non mi riferisco soltanto a quelli di qualche mese fa. Il coordinamento della polizia giudiziaria è molto importante quindi più che esprimere un grande onore è un grande piacere di aver accolto l’invito della professoressa Falcone. Mi stavano descrivendo le condizioni di questo posto bellissimo” dice il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che torna a Palermo in questa occasione.

“L’arresto di Matteo Messina Denaro significa la chiusura di una pagina e l’inizio di una nuova storia – aggiunge – La mafia uccideva colpendo i valori fondamentali della società civile con vittime importanti come i servitori dello stato. Adesso la battaglia prosegue perché la mafia si è evoluta, è cambiato il suo modo di agire. Il ruolo dello stato e delle istituzioni è adattarsi anche a questo mutare della mafia e non retrocedere. Come disse Falcone, la mafia è un fenomeno umano e come tale è destinato a finire. Però fino a che ci sarà l’ultimo granello di presenza, lo stato ci metterà l’ultima goccia di sudore per combatterlo”

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