Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Maricetta Tirrito, l’imprenditrice di origini palermitane invischiata in una presunta truffa ad anziani assistiti da una struttura privata da lei gestita. Al Gip di Velletri, come riporta il sito Roma Today, ha solo fatto dichiarazioni spontanee. Ed in buona sostanza ha sostenuto di essere stata lei semmai raggirata. Ha puntato il dito sui familiari degli stessi anziani ritenuti dall’inchiesta loro le vittime. “I parenti sapevano tutto – riporta Roma Today -. Questa operazione e l’arresto sono stati una ingiustizia, un attacco personale e politico. Hanno voluto impedire le mie iniziative sociali e di lotta”.

L’accusa che impernia l’inchiesta

Il riferimento della Tirrito quando dice che “i familiari sapevano” è all’accusa su cui si impernia l’inchiesta che 4 giorni fa l’ha portata in carcere. Le indagini avviate dal commissariato di Anzio nel Lazio, dove si trova la struttura gestita dalla Tirrito in seguito alla segnalazione ricevuta da alcuni conoscenti di una delle vittime. Uno degli anziani sarebbe stato vittima di condotte di circonvenzione messe in atto nell’ambito di una struttura apparentemente destinata al co-housing. Si tratta di un modello di assistenza in grado di differenziare l’offerta in base alle esigenze degli ospiti. Sulla base delle indagini l’imprenditrice avrebbe ottenuto la gestione dei beni, quindi ei conti correnti degli anziani. Avendo avuto accesso alle carte di credito e ai conti correnti ma, dicono i familiari degli anziani stessi, con l’inganno. Ieri invece la Tirrito ha detto al Gip che i familiari sapevano che lei avesse libero accesso e che c’era massima condivisione e fiducia. Quindi nessuna truffa.

Cade accusa di omicidio

La Tirrito è considerata una paladina dell’antimafia. La donna, 49 anni, è destinataria di misura cautelare con altri 4 soggetti perché, secondo l’accusa, avrebbe provocato la morte di due anziani e varie altre illegalità collegate alla gestione della struttura stessa. Le accuse a vario titolo sono di omicidio con dolo eventuale, circonvenzione di incapace, esercizio abusivo della professione medica e falso ideologico e materiale. Tutte accuse “aggravate dall’aver commesso i fatti per conseguirne un profitto”. Stando a quanto riporta però Roma Today il Gip ha fatto cadere in capo alla dona l’accusa di omicidio.

Il “capo”

L’operazione della polizia è scattata all’alba del 12 dicembre scorso, su delega della Procura di Velletri. Oltre alle misure cautelari disposte dal Gip, su richiesta della stessa Procura, il sequestro preventivo di circa 385 mila euro a carico della principale indagata, per l’appunto la Tirrito. La donna è molto impegnata, tramite un’associazione, nella lotta alla mafia. A tal punto da aver anche denunciato pubblicamente di recente un possibile attentato contro un sacerdote da parte di organizzazioni criminali. E’ stata anche in prima linea nella difesa dei diritti delle donne. Secondo l’accusa proprio lei si sarebbe palesata quale promotrice ed organizzatrice di un collaudato sistema di appropriazione di patrimoni di soggetti anziani affetti da gravi patologie psico-fisiche.

Gli altri 4 indagati

Le attività investigative avrebbero permesso di raccogliere anche gravi indizi di colpevolezza nei confronti di altri quattro soggetti, tra cui un medico. Avrebbero collaborato con l’indagata affinché le vittime effettuassero atti di disposizione patrimoniale a vantaggio della Tirrito. Secondo gli inquirenti venivano indotti a sottoscrivere carte prepagate, di fatto gestite dalla 49enne, in cui far confluire le somme delle pensioni delle vittime. In un caso è stato anche accertato che, grazie alla complicità dell’esercente la professione medica, sia stata falsamente certificata una capacità d’intendere di un 85enne. Manovra per consentire che la vittima sottoscrivesse una procura speciale a vantaggio della principale indagata per un immobile di pregio ubicato ad Anzio.