Salta la norma che prevedeva l’incompatibilità tra la carica di consigliere comunale e quella di assessore nelle giunte comunali contenuta nel ddl in discussione a sala d’Ercole. Con 26 voti a favore e 16 contrari, in aula è passato un emendamento soppressivo del M5s col governo e la maggioranza battuti dal voto segreto. Subito dopo l’aula è
stata sospesa per qualche minuto.

Assieme alla norma che voleva introdurre l’incompatibilità tra i ruoli di consigliere e assessore, l’emendamento soppressivo del M5s, votato dall’Ars, cancella dal disegno di legge, in discussione in aula, pure la norma che prevedeva la composizione delle giunte dei comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti “in modo da garantire che ciascun genere sia rappresentato in misura non inferiore al 40%”. Dopo la votazione, in aula si è aperta uno scontro tra esponenti della maggioranza e del M5s.

Ma non tutta l’opposizione concorda. Per Claudio Fava è una sconfitta della civiltà “Con l’emendamento dei 5 stelle approvato dall’aula è saltato l’obbligo di garantire il 40 per cento di presenza delle donne nelle giunte comunali. È stata affossata una norma di civiltà politica e di buon senso, peraltro già prevista dalla legge nazionale. Un’altra occasione perduta per la Sicilia grazie a un accordo trasversale fra destra e una parte dell’opposizione, talmente imbarazzato dover ricorrere al voto segreto”.

Ma non basta. La bocciatura della norma fa scattare lo scontro con toni da vecchie comari. Un vero e proprio siparietto. Attacca la capogruppo dell’Udc Eleonora Lo Curto, dal pulpito, e si scagliata contro i cinquestelle che hanno proposto l’emendamento soppressivo, approvato con voto segreto in aula: “Siete omofobi”. Ma il vice presidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri (M5s), la bacchetta, salendo a sua volta sul pulpito di sala d’Ercole: “Come sapete io sono un geometra e non un professore. Ma l’omofobia è l’avversione contro gli omosessuali, cosa c’entra? Si dice misogino… Oggi è la vittoria dei geometri”.

Curto non accetta di essere ripresa da Cancelleri e chiedendo nuovamente la parola, controreplica ‘per fatto personale’: ‘E’ stato un lapsus freudiano, ho usato un termine improprio. Conosco bene la differenza tra misoginia e omofobia, che comunque sono aspetti di una stessa cultura’.

Non si arrampichino sugli specchi i colleghi e le colleghe grilline per giustificarsi, poiché è oltremodo chiaro che le donne avranno meno possibilità di essere rappresentate negli Enti locali siciliani. E’ stato bocciato un articolo di
avanguardia per la rappresentanza femminile – aggiunge Lo Curto -. La legge esitata oggi è il nulla che forse sarà utile solo a qualche sindaco amico di qualche gruppo politico. C’è da chiedersi, invece, quali interessi siano
prevalsi nella scelta della Raggi per la città di Roma alla luce degli arresti degli uomini del suo cerchio magico al soldo di consorterie malavitose. Ho usato, oggi in aula, la parola omofobia piuttosto che misoginia, definendo, l’atteggiamento dei grillini, per un lapsus freudiano pensando alla doppiezza dei Cinquestelle che non si oppongono alle scelte del ministro Fontana di cui sono ben note le idee da medioevo con il loro silenzio assenso persino nella vicenda del patrocinio del governo Conte alla manifestazione di Verosa”.

“Se non ci fossero state le leggi come quelle che hanno introdotto in modo forzoso la presenza delle donne nelle istituzioni – continua Lo Curto – oggi la politica sarebbe solo in mano agli uomini. La prima legge elettorale che ha introdotto l’alternanza di genere nel listino del Presidente e imposto il criterio della rappresentanza dei generi nelle liste provinciali porta la mia firma e quella di Giusi Savarino che nella legislatura 2001/2006 abbiamo lavorato con tutte le associazioni e a lungo dibattuto”.

“La bocciatura a scrutinio segreto di tutto l’articolo di legge che riguardava la presenza di genere negli organi di governo delle città è un fatto grave, confermato proprio dalla modalità di voto, un codardo escamotage di chi non ha il coraggio di assumersi pubblicamente la responsabilità delle proprie scelte” dice Marianna Caronia dopo che poch minuti fa, l’Assemblea di Sala d’Ercole ha bocciato a maggioranza la norma che prevedeva una rappresentaza di genere minima nelle giunte comunali.

“C’è chi pensa, ma non ha il coraggio di dire pubblicamente, che le donne in politica devono avere una posizione residuale e soprattutto non devono sedere nei luoghi di governo.
Ma questa è una battaglia di civiltà che non può certamente fermarsi e per questo ho annunciato che presenterò una proposta di legge di iniziativa popolare, per inserire la doppia preferenza di genere e la quota minima del 40% della presenza di genere nelle giunte comunali”.

Intanto accogliendo la proposta del presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava,
il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha annunciato la convocazione di una seduta straordinaria per affrontare la questione morale. Più che altro una conferma formale. La data deve ancora essere fissata.

Ma ai 5 stelle non basta. “Bene – scrivono in una nota ufficiale –  speriamo sia l’occasione di sentire la voce del Pd della maggioranza e, in genere, degli afoni di Palazzo dei Normanni e, soprattutto, quella di Musumeci, visto che finora tutti sono mostrati bravissimi a dribblare la questione degli indagati in giunta e il clamoroso caso Savona”.

“Speriamo solo – dice il capogruppo del M5S all’Ars, Francesco Cappello. che ieri, assieme agli altri 19 deputati del gruppo, ha depositato la richiesta di una seduta speciale dell’aula ai sensi dell’articolo 11 dello Statuto e dell’articolo 75 del regolamento interno dell’Ars – che questo dibattito non venga calendarizzato alle calende greche. Il silenzio che ha regnato finora sulle vicende giudiziarie degli ultimi giorni è inaccettabile. Così si scava un solco sempre più profondo tra cittadini ed istituzioni”.

“Ieri Musumeci – continua Cappello – ha sparato a palle incatenate sul ministro Toninelli e sul governo nazionale, la cui unica colpa è quella di cercare di risolvere problemi infrastrutturali sui quali anche questo governo sta colpevolmente sonnecchiando, come i precedenti.  Comprendiamo il suo nervosismo, le armi di distrazioni di massa sono le ultime a sua disposizione per coprire l’inefficienza amministrativa e le pesantissime beghe giudiziarie del suo esecutivo del nulla. Avere un terzo della giunta indagata non è il massimo della vita, per non parlare degli avvisi di garanzia che hanno colpito la sua maggioranza e, soprattutto, il presidente della commissione Bilancio, che continua a dirigere i lavori sul collegato, la vera manovra finanziaria che dovrà muovere qualcosa come 20 milioni di euro, una cifra notevole in tempi di vacche magre”.

 “Ribadiamo – conclude Cappello – che tutti devono essere considerati innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma non sempre ci sono le condizioni per poterli aspettare, specie se si rivestono importanti ruoli amministrativi”.

“A Termini Imerese – afferma il deputato Luigi Sunseri – il sindaco Giunta e il consigliere Galioto, coinvolti nella stessa indagine che ha interessato Cordaro e Aricò – si sono dimessi.  Addirittura ha fatto un passo indietro pure il vicepresidente del consiglio comunale, totalmente estraneo alla vicenda. Cordaro resiste, a nostro avviso in maniera inopportuna”.dell’aula odierna

Tornando alla cronaca dell’aula odierna arriva al reazione del presidente Miccichè: “Una brutta pagina quella scritta oggi: un emendamento dei 5 Stelle ha proibito la rappresentanza delle donne nelle giunte comunali”.

L’articolo 1 del ddl prevedeva, tra l’altro, che “nei comuni con popolazion e fino a 15.000 abitanti, la giunta è composta in modo da garantire la rappresentanza di entrambi i generi. Nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, la giunta è composta in modo da garantire almeno il 40 per cento della rappresentanza di genere”.

“Il Movimento 5 stelle, nel caso in cui l’articolo 1 non fosse stato soppresso, aveva presentato un ulteriore emendamento soppressivo del comma 4, che prevedeva la rappresentanza di entrambi i generi nelle giunte”, ha concluso Miccichè.

Passa, invece, l’aumento degli assessori comunali. Più posti nelle giunte dei comuni in Sicilia. Con una norma approvata dall’Assemblea siciliana questo pomeriggio, si allarga il numero degli incarichi come assessori nei municipi, sia in quelli più piccoli sia in quelli più grandi. In totale 355 poltrone in più. Saranno comunque i
singoli enti locali a stabilirne il numero, entro il perimetro della legge. A Palermo al momento gli assessori sono 8, il
sindaco Leoluca Orlando, in base alla norma appena varata, può portare il numero a 11; a Catania da 8 può salire fino a 10.

La norma prevede 4 assessori per i comuni fino a 10mila abitanti; 5 tra 10 e 30mila abitanti; 7 tra 30 e 100mila; 9 tra 100 e 250 mila; 10 tra 250 e 500 mila; 11 sopra i 500mila abitanti. ‘Si tratta di una norma di buon senso – dice il vice presidente dell’Ars, Giancarlo Cancelleri (M5s) che allinea la Sicilia al resto del Paese. Fino ad ora i sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, hanno dovuto tenere per se’ deleghe importanti agendo con molta difficolta”.

 

Articoli correlati