Giorgia Meloni a Palermo ha rivendicato la sua “storia” politica, una storia nata proprio quando le bombe mafiose seminavano il panico, portando lo Stato a un passo dal collasso istituzionale. Fu proprio allora che la giovane Meloni decise di far della politica la propria ragione di vita: “ho cominciato a fare politica quando uccisero Paolo Borsellino, a poche settimane dall’omicidio di Giovanni Falcone. Per me il tema di quell’esempio di uomini delle istituzioni, consapevoli dei  rischi che corrono e ciononostante continuano a fare il loro lavoro, rimane uno degli elementi più simbolici di quello che mi ha spinto a fare politica, di quello che mi ha portato, dove sono oggi”.

Meloni, “raccogliere il testimone di Falcone e Borsellino”

Parlando con i giornalisti, a margine della riunione in Prefettura, dove si è celebrato il comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, la premier ha spiegato che ” il senso della presenza oggi non è solo memoria, perché la memoria ha un senso e una ragione se si raccoglie quel testimone. Per questo abbiamo anche stamattina, appunto, partecipato al Comitato sulla sicurezza, con tutti gli attori che ogni giorno a Palermo e non solo a Palermo, si occupano di contrasto alle organizzazioni criminali, si occupano di lotta alla mafia per capire cos’altro serva, che cosa il governo possa e debba fare per aiutare questi inquirenti straordinari”.

La mafia può essere sconfitta

La Meloni ha voluto sottolineare il grande impegno delle istituzioni e delle donne e degli uomini che vi lavorano: “Le forze dell’ordine negli ultimi otto mesi hanno arrestato più di 1300 persone, 29 latitanti sono stati assicurati alla giustizia. Un lavoro straordinario che va accompagnato. Ho detto a loro, e lo dico a tutte le altre persone che di questo si occupano ogni giorno, che devono considerare il governo italiano al loro fianco in tutto. Noi siamo convinti che la battaglia contro la mafia si possa vincere. Lo Stato ha inferto in questi mesi colpi importantissimi contro la criminalità organizzata”.

Negli ultimi giorni, il governo era finito sotto pressione per le dichiarazioni di Carlo Nordio. Il Ministro di Grazia e Giustizia ha espresso dubbi  sulla tenuta giurisprudenziale del reato di concorso esterno. Polemiche a mai finire. Da qui sono nate le ricostruzioni della stampa, relative alla decisione della Premier Meloni di non partecipare alle cerimonie del 19 luglio, per sottrarsi al fuoco di fila di una possibile contestazione.

“Sulla mafia la politica non dovrebbe dividersi”

La premier si dichiara stupefatta da tanta speculazione: “c’è un tema sul quale non ci si dovrebbe dividere. C’è un tema sul quale le istituzioni non dovrebbero dividersi. C’è un tema e ci sono giorni nei quali, diciamo non si dovrebbero fare polemiche sterili e inventate che fanno male solamente fanno bene solamente a quelli che stiamo combattendo”.

“Quello che ho letto stamattina su alcuni quotidiani – continua – mi ha molto colpito. E’ una polemica inventata sul fatto che io avrei scelto di non partecipare alla tradizionale fiaccolata per paura di contestazioni, per ragioni di ordine pubblico, che è una notizia inventata. Ma soprattutto chi è che dovrebbe contestarmi? La mafia mi può contestare. Non so se le persone che in buona fede combattono la mafia possano contestare un governo che come primo atto ha messo in sicurezza il carcere ostativo. I risultati in tema di contrasto, arrivano”.

Meloni ha avuto un incontro privato con Manfredi Borsellino, il figlio del giudice ucciso: “Mi ha fatto molto piacere. Mi ha ringraziato per esserci e io voglio ringraziare lui”.  Giorgia spiega anche le ragioni per cui non parteciperà alla tradizionale fiaccolata del 19 luglio: “la fiaccolata è stato un tema in agenda. Ho preferito fare la cosa più istituzionale che c’era. Cioè essere presente questa mattina. Io sono una persona che si permette sempre di camminare a testa alta. Non scappo mai, non sono mai scappata in tutta la mia vita. Non lo faccio quando quando si parla di mafia. Per cui sono qui oggi e sarò qui sempre quando c’è da combattere la mafia. E se qualcuno vuole fare polemica perché pensa che questo possa essere utile a combattere la mafia, lo faccia. Continuo a fare il mio lavoro con le persone che in buona fede ce la mettono tutta per cercare di far vincere lo Stato.  

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