“Questa campagna elettorale è stata impegnativa, faticosa ma anche entusiasmante. Ci ha visto andare da una parte e l’altra della Sicilia. Abbiamo percorso 22 mila 13 chilometri: abbiamo fatto Meazza circonferenza terrestre”.
Lo ha detto Fabrizio Micari durante il comizio di chiusura della sua campagna elettorale. “Per concludere – ha detto – mi è sembrato giusto tornare nel luogo in cui il 15 settembre abbiamo iniziato, nel luogo dove nel 1993 è stato ucciso Don Pino Puglisi. Ho deposto lì un mazzo di fiori; è stato un gesto simbolico”.
“Tutto quello che avremmo detto e fatto nelle settimane successive – ha aggiunto – aveva una base straordinaria di trasparenza, legalità e antimafia. E tutto si sarebbe basato su questo; è per questo che ho deciso di tornare qui per concludere questa campagna elettorale: nelle periferie. Per riaffermare quei valori che affermava anche Don Pino Puglisi”.
“La Sicilia che tutti vogliamo trasparente, legale, senza mafia la dobbiamo costruire il 6 novembre – ha continuato -. Credo che questa non sia la conclusione della campagna elettorale ma l’inizio di una nuova Sicilia. È un percorso e come tutte le belle costruzioni si costruiscono dalle fondamenta e le fondamenta sono i valori, i buoni valori. Se riusciremo a fare questo costruiremo un futuro per questa terra sui valori che insegnava Padre Pino Puglisi”.
“Vorrei concludere così come ho iniziato, deponendo un mazzo di fiori esattamente nel luogo in cui ho iniziato” ha aggiunto invitando poi i presenti a un minuto di silenzio in memoria di Don Pino Puglisi e deposto un mazzo di fiori nel luogo dell’omicidio del Beato Don Pino Puglisi.
Al breve comizio erano presenti tra gli altri anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, big sponsor della candidature di Micari, il segretario regionale del Pd Fausto Raciti, l’ex ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia, il segretario dei centristi per la Sicilia Adriano Frinchi, il ministro dell’Agricoltura Matteo Martina e l’esponente Pd Maurizio Richetti.
“Non nascondiamoci: questa per noi è una battaglia difficile e tutta in salita – ha detto Richetti – ma io sono convinto che se domenica i siciliani dovessero scegliere il candidato presidente migliore e le liste più competitive vinceremo. Se invece prevarranno questioni sull’amministrazione uscente, sul Pd, sul Jobs Act, espressioni che hanno caratterizzato il referendum allora è un’altra storia”.
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