Gianfranco Miccichè resta in Sicilia e opta per l’elezione all’Assemblea Regionale siciliana rinunciando al seggio al parlamento a vantaggio di Daniela Ternullo. La scelta è stata fatta anche se ancora non è stata formalizzata.
La decisione che scompagina
Alla fine Miccichè decide, dunque, di scompaginare come è sua consolidata abitudine. Dividi et impera è un vecchio proverbio latino messo in pratica, in passato, da governatori di origine orientale (dell’isola) e non soltanto. Ed in politica è un mantra anche di Gianfranco Miccichè che non ha paura di litigare con nessuno.
Una figura ingombrante
Il presidente dell’Ars uscente è una figura ingombrante nel parlamento siciliano. Per questo, quasi tutti lo davano per partente verso lidi romani a lui già noti. E lui stesso sembrava, in un primo tempo, così indirizzato. Ma alla fine la scelta sembra sarà un’altra.
Ingombrante lo è perché essendo stato due volte presidente dell’Ars: se andrà a fare il semplice parlamentare sarà una probabile spina nel fianco nei confronti del presidente che sarà scelto. Un presidente scelto sicuramente fra le fila degli alleati e probabilmente espressione di Fratelli d’Italia. E proprio con Fratelli d’Italia Miccichè ha avuto ed ha qualcosa da rivendicare. Rivendicazioni reciproche, certamente. Insomma più di un sassolino nella scarpa di cui Miccichè vorrebbe disfarsi
Ingombrante anche politicamente. Coordinatore azzurro e sempre col pallino di far pagare qualche sgarbo a qualche alleato, la sua presenza non garantisce la pacificazione interna a Forza Italia che nell’ultima fase del governo Musumeci si era divisa in due.
La dichiarazione di ‘eterna fedeltà’
Ma il buon Gianfranco ha già detto chiaramente che la sua scelta non è e non sarà un problema per il presidente Schifani. Al contrario quella che ha dichiarato è ‘fedeltà eterna’.
La richiesta dell’assessorato sanità
Inevitabilmente, però, ci sono le richieste di natura politica e quelle di Miccichè partono dalla voglia, forte, di ottenere l’assessorato alla sanità, pomo della discordia con Musumeci durante l’ultimo governo. Un tema che sarà complesso da risolvere per il presidente della Regione che ribadisce, ad ogni occasione, che al formazione della giunta non è ancora all’ordine del giorno.
La presidenza dell’Ars e lo sgarbo istituzione
Ma sullo sfondo c’è un’altra idea, quella che Miccichè punti ad un terzo mandato da presidente dell’Ars. Una cosa molto difficile perchè la grammatica politico istituzionale di base prevede che la più alta carica del parlamento sia ricoperta da persona di partito diverso dal presidente della Regione e proveniente dall’area opposto della Sicilia.
In poche parole quando c’era un presidente della regione catanese di Diventerà bellissima poteva esserci un presidente dell’Ars palermitano di Forza Italia. Oggi le due figure sarebbero entrambe palermitane ed entrambe forziste. Una scelta che sarebbe percepito dagli alleati come uno sgarbo istituzionale
La provocazione di De Luca
In tutto questo si inserisce Cateno De Luca detto, non a caso, Catemoto. E’ lui a dire senza mezzi termini che il disegno di Miccichè è quello di compiere lo sgarbo istituzionale a carico di Fratelli d’Italia, partito che ambisce a quella carica. Giusto per seminare un poco di zizzania aggiuntiva, De Luca promette di sostenere Miccichè in questa crociata. Un altro seguace del ‘Dividi et impera’?
Gli accordi romani
Nell’attesa di qualcosa di concreto, potrebbero chiudersi gli accordi romani perla formazione del governo Meloni e questo darebbe una mano anche alla nascita del governo Schifani. Se patti ed equilibri nella coalizione torneranno chiari e definiti sarà più facile anche trovare la quadratura del cerchio a Palermo fra Fratelli d’Italia e Forza Italia principalmente, ovvero i due alleati in competizione per i posti più ambiti.
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