Un faccia a faccia atteso quello di domani utile per stemperare le tensioni sempre crescenti in Sicilia e a Lampedusa.

Un vertice a Palazzo Chigi per provare a pianificare un intervento che permetta di superare l’emergenza migranti almeno a Lampedusa. È l’impegno che il premier Giuseppe Conte ha preso convocando per domani a Roma il sindaco Totò Martello e il presidente Nello Musumeci.

Sarà il primo confronto dopo il braccio di ferro sull’ordinanza con cui Musumeci ha disposto lo sgombero degli hotspot e la chiusura dei porti alle navi dei migranti e delle Ong. Una ordinanza sospesa dal Tar su ricorso di Conte e del ministro degli Interni, Luciana Lamorgese: tranne che a Lampedusa – è la tesi del ricorso – non c’è un problema legato ai centri per migranti, non è da lì che si muove il virus.

Ieri la giunta si è riunita e aveva all’ordine del giorno proprio gli sviluppi dello scontro con Roma. La convocazione di Conte ha fatto scattare una moratoria di 48 ore. Le diplomazie si sono messe al lavoro durante il week end. E perfino il grillino Giancarlo Cancelleri ha rivelato di aver fatto pressioni su Conte «affinché fosse valutata la possibilità di incontrare il sindaco Martello e Musumeci per mettere a punto misure efficaci e urgenti». Conte ha chiamato Cancelleri prima di fissare l’incontro. E pure il viceministro grillino non nasconde che «Lampedusa e i siciliani sono messi a dura prova dagli sbarchi».

Tuttavia per Musumeci la posizione della Regione non cambia: hotspot e centri di accoglienza vanno chiusi perché al loro interno non vi sono le condizioni di sicurezza minime per prevenire la diffusione del contagio da Coronvirus.

«A Lampedusa – ha scritto ieri Musumeci sui social – la situazione è ancora drammatica. Nell’hotspot oltre 800 persone e quasi 400 nella casa della fraternità. Una condizione di vera emergenza che, a denti stretti, finalmente riconosce anche il Viminale. A Pietraperzia domenica sono stati contagiati in 9 presso il centro di accoglienza. Ed è in corso il trasferimento dei positivi da un altro centro di accoglienza in provincia di Siracusa. Al presidente del Consiglio mercoledì darò un quadro molto chiaro». Musumeci ha detto di attendersi «decisioni forti da Conte».

Nell’attesa l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, sta attendendo la relazione finale sulle ispezioni negli hotspot: la prossima è prevista proprio a Lampedusa.

Su queste posizioni però Musumeci sta perdendo il sostegno dei centristi. Da giorni Saverio Romano, dopo un iniziale convergenza, mette il Cantiere Popolare sulla linea del dialogo con Roma: «Il vertice è un’ottima notizia per uscire dallo scontro istituzionale».

Difficile immaginare che Conta avalli la chiusura di hotspot e centri per migranti. Non a caso il sindaco Martello ha un approccio più concreto. A Conte chiederà non la chiusura dell’hotspot ma automatismi nelle procedure di svuotamento che non facciano mai superare le 200 presenze.

Martello chiederà anche «misure speciali per la gestione degli sbarchi nell’isola» e aiuti per pescatori e comparto turistico danneggiati dall’emergenza. Richieste, quelle di Martello, che ieri hanno avuto il supporto esplicito dell’Anci, guidata da Leoluca Orlando: «Il governo nazionale richiami alle proprie responsabilità l’Unione Europea ancora distratta di fronte al genocidio nel Mediterraneo». Nel frattempo l’Anci apprezza la scelta di Conte di «di dislocare nuove navi per la quarantena dei migranti. È la strada giusta per disinnescare polemiche pretestuose che rischiano di alimentare paura e intolleranza».

Intanto Bruxelles ieri ha battuto un colpo: «Siamo al corrente dell’azione del governatore della Sicilia e siamo in contatto col governo italiano. Ricordiamo che tutte le azioni che vengono intraprese devono rispettare gli obblighi delle leggi sull’asilo dell’Ue e internazionali» ha detto un portavoce della Commissione. La linea è quella di non impedire l’accoglienza. «Presto – ha fatto sapere la Commissione Ue – sarà organizzato un gruppo per affrontare queste questioni in concreto. Inoltre continuiamo a fornire un sostegno molto significativo, sia operativo che finanziario all’Italia».

Intanto per  il secondo giorno consecutivo, sbarchi sono rimasti fermi. C’era mare mosso e forte vento, soprattutto nel canale di Sicilia.

Condizioni proibitive, dunque, per tentare la cosiddetta «traversata della speranza». S’è cercato però – anche in attesa che arrivi la nuova, la terza di fatto, nave quarantena noleggiata dal Governo – di alleggerire le presenze dei migranti sull’isola di Lampedusa. Sono stati 304, infatti, gli extracomunitari che, domenica notte e ieri mattina, hanno lasciato l’hotspot di contrada Imbriacola dove, ieri sera, c’erano però ancora 1.221 persone, a fronte di 192 posti disponibili.

Durante la notte di domenica, 87 extracomunitari sono stati imbarcati sulle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza che, ieri mattina presto, sono arrivate a Porto Empedocle. Di loro, 55 sono stati già fatti salire su un pullman per i centri d’accoglienza dell’Abruzzo. Gli altri sono rimasti ad Agrigento. Il pattugliatore Dattilo della Guardia costiera, in mattinata, ha invece imbarcato altri 217 migranti. In un primo momento era stato ipotizzato che andassero a Pozzallo.

Poi, nel pomeriggio, è arrivata la certezza: la destinazione era, ancora una volta, Porto Empedocle. Ma ieri sera quando sono arrivati, i 217 non sono sbarcati. Il pattugliatore sarebbe dovuto rimanere in rada, ma a causa del mare mosso s’è optato per farlo entrare ed attraccare. È stato predisposto un cordone di sicurezza e sorveglianza per tutta la notte. I migranti sbarcheranno verosimilmente stamani quando verranno trovati i posti necessari per ospitarli. C’è infatti difficoltà a trovare centri d’accoglienza che abbiano posti vuoti. I 217 extracomunitari hanno già avuto l’esito negativo del tampone rino-faringeo del Coronavirus. Andavano spostati, però, dall’hotspot di Lampedusa per alleggerirlo. E bisognava farlo prima che le condizioni del mare peggiorassero ulteriormente.

L’emergenza hotspot però resta. «La nostra richiesta al Governo è che non vengano trattenute così tante persone a Lampedusa. La permanenza nell’hotspot non è rispettosa dei diritti degli esseri umani, perché non ci sono gli spazi e i servizi necessari» ha detto don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, che mette sistematicamente a disposizione, proprio per fronteggiare l’emergenza accoglienza, i locali della Casa della fratellanza. In merito alla presenza delle navi delle Ong, il parroco ha spiegato: «Se non si vogliono altri a soccorrere in mare lo facciano le navi militari, per portarli subito in altri luoghi». «A Lampedusa la situazione è ancora drammatica. Hotspot con oltre 800 persone e quasi 400 nella Casa della fratellanza. Una condizione di vera emergenza che, a denti stretti, finalmente riconosce anche il Viminale» ha detto, in serata, il presidente della Regione Nello Musumeci . Contro l’hotspot, ieri mattina, davanti al Municipio, è stata fatta l’ennesima protesta da parte di un gruppo di isolani con a testa l’ex senatrice della Lega Angela Maraventano. Tutti, a gran voce, hanno chiesto una cosa sola: la chiusura del centro d’accoglienza, denunciando «il governo criminale» e invocando le «dimissioni del sindaco».

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