- L’europarlamentare Giuseppe Milazzo si auto sospende da Forza Italia
- Dieci giorni fa il tentativo fallito, di commissariare il partito in Sicilia
- Ora innegabile la spaccatura consumata fra gli azzurri
- Miccichè rafforzata all’interno ma indebolito nella coalizione?
L’Onorevole Giuseppe Milazzo (Ppe) deputato al parlamento europeo ha reso noto oggi la propria autosospensione da Forza Italia. Milazzo precisa che “seguirà nei prossimi giorni una nota nella quale verrà spiegata questa posizione assunta”.
La spaccatura adesso è innegabile
E’ l’ultimo atto di una spaccatura che serpeggia da settimane, l’atto che conferma lo scontro che BlogSicilia aveva portato allo scoperto pubblicando la lettera dei deputati azzurri all’Ars a Berlusconi dopo il tentativo proprio di Milazzo di commissariare il partito in Sicilia e toglierlo dalle mani del suo ex padrino politico Gianfranco Miccichè.
Un golpe non riuscito che adesso mette Milazzo nelle condizioni di prendere atto di non avere più amici politici nel territorio e di fare una scelta del genere che però appare alquanto anacronistica nella forma. L’istituto dell’auto sospensione, infatti, non sembra sia codificato dentro Forza Italia. I soliti bene informati parlano di un passaggio propedeutico ad avviare le trattative per il transito verso un altro grande partito del centrodestra.
L’addio di Milazzo è, per un verso, una vittoria per Miccichè ma per un altro verso una sconfitta politica. Dentro Forza Italia il coordinatore azzurro di Sicilia e presidente dell’Ars esce rafforzato da questo scontro.
Berlusconi voleva commissariare il partito in Sicilia
La vicenda prende le mosse da una telefonata del Cavaliere arrivata al telefonino di Gianfranco Miccichè mentre il commissario forzista in Sicilia si trova riunito con una buona parte dei deputati regionali a ‘studiare’ la finanziaria. Il coordinatore azzurro, certo del suo rapporto col Cavaliere, lo mette in via voce ma forse non si aspetta la comunicazione che piove come un fulmine a ciel sereno: c’è l’ipotesi di invio di un triumvirato di commissari per il partito in Sicilia, tre persone scelte da Berlusconi che risponderebbe ad una esigenza che gli viene rappresentata. Fra questi commissari anche l’ormai ex pupillo di Miccichè, l’eurodeputato Giuseppe Milazzo
Deputati sbigottiti
Chiusa la telefonata, lo stupore diventa sbigottimento. Tralasciando sorpresa vera o presunta dei presenti e tutti i commenti dei minuti e delle ore seguenti, un gruppo di deputati decide di scrivere al Presidente del partito per manifestare il fatto che le notizie che gli sono giunte non sono rispondenti alla situazione del partito.
La lettera
Nasce così la lettera a Berlusconi. Due cartelle su carta intestata del gruppo Parlamentare. Due pagine scritte chiaramente ‘di pancia’, dense di livore in alcuni passaggi, che denunciano in modo inequivocabile come dentro il partito si stia consumando una guerra intestina. Frasi che fanno ben comprendere perché nessuno abbia voglia di parlarne e perché la lettera fosse segretissima e si sperasse che mai uscisse dalle segrete stanze.
Micciché ne esce rafforzato ma non troppo
Alla fine Berlusconi ha riconfermato e rafforzato la sua fiducia nel Presidente dell’Ars ma non è tutto oro quello che luccica. Se dentro il partito la leadership siciliana è salva e più forte di prima c’è chi sottolinea le scelte errate fatte in occasione delle candidature alle elezioni europee quando proprio per sostenere Milazzo, allora suo pupillo, Miccichè mobilitò tutto e tutti. Allora lo spauracchio era Saverio Romano, leader di cantiere Popolare, candidato ‘ospite’ delle liste di Forza Italia per scelta nazionale. Miccichè e i suoi allora parlarono di tentativo di scalata al partito da parte dei centristi. Oggi quella scelta la si guarda con occhio diverso. Milazzo se ne va e il rapporto con i centristi non sembra semplice da recuperare
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