Mille per le strade della città al corteo indetto da Non una di Meno Palermo in occasione dello sciopero globale transfemminista dal lavoro produttivo e riproduttivo. Un flusso compatto e fluido di persone che con i propri corpi si afferma nello spazio pubblico e rende visibile il desiderio di liberarsi dall’oppressione del sistema.

Sciopero ovunque

Sciopero ovunque è il claim di quest’anno proprio per affermare la strutturalità della fallacia e della carenza sistemica e, dunque, la necessità di una mobilitazione in tutti gli ambiti della società e della vita – nei luoghi di lavoro, in casa e nelle strade, a scuola e nelle università – di tutte quelle soggettività oppresse.

Lavoratorə precarə, disoccupatə, studentə delle scuole e università, soggettività migranti, soggettività strettə e ingabbiatə nel lavoro di cura, comunità lgbtqia+ si sono ritrovate dietro lo striscione di Nudm Palermo ove campeggia la scritta “Se ci fermiamo noi si ferma il mondo. Sciopero globale transfemminista”, una frase che ha il valore di una vera e propria presa di posizione contro un sistema che estrae ricchezza da quegli stessi corpi e quelle stesse vite che opprime e invisibilizza.

Nella nota si legge: “Ci appropriamo oggi di uno strumento tradizionale di lotta per superarlo, reinventarlo insieme sulla base delle nostre necessità e farlo esplodere in tutti gli ambiti delle nostre vite. Scioperiamo un giorno per imparare insieme a scioperare contro la violenza tutti i giorni dell’anno. Lo sciopero è il processo di liberazione per tuttә, è urlare che se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo. Lo sciopero è mezzo per costruire una potenza comune contro il sistema patriarcale, capitalista, coloniale e razzista”.

Cori e i cartelli rafforzano l’espressione delle istanze della marea transfemminista. Durante la manifestazione diverse performance e diversi interventi al microfono hanno dato voce alle diverse anime che compongono il movimento e che hanno costruito la giornata di oggi: UAAR, Gruppo trans ArcigayPalermo, Le Onde, Arcigay Palermo. Usb-Federazione del Sociale Palermo, collettivi studenteschi, Udu.

Ai Quattro canti, piazza Villena “diventa” Giovanna Bonanno

Giunti ai Quattro canti è stata fatta un’azione di guerilla odonomastica: la piazza intitolata al vicere di Villena è stata reintitolata a Giovanna Bonanno, avvelenatrice giustiziata sulla pubblica forca. ” Guardandoci intorno riconosciamo che l’odonomastica tramanda la storia dell’oppressore, è espressione del potere dominante, è strumento per la rimozione e il revisionismo, è sintomo di cattiva coscienza e ipocrisia. La guerilla odonomastica transfemminista è, dunque, un farsi spazio, è aprire squarci nelle città che abitiamo e che non ci riconosce. E’riscoprire la città a uso della lotta per l’autodeterminazione e resistenza alla violenza patriarcale e alla guerra capitalista che viene consumata tutti i giorni sui nostri corpi. Significa agirla e non lasciare che venga attraversata passivamente. La reintitolazione dal basso di strade e piazze è un primo passo verso la riappropriazione”. Si legge nel comunicato.

Giunti in piazza Bonanno la marea ha inforcato pentole e mestoli sbattendoli e facendo rumore

“Oggi abbiamo portato in piazza pentole, padelle, mestoli, oggetti che sono da sempre legati al lavoro di cura a cui le donne sono state incatenate. Oggi vogliamo ribaltare questi ruoli di genere, li vogliamo rompere e decidere noi che ruolo avere. Vogliamo usare i simboli di quel patriarcato che si sta spezzando come strumento di lotta, vogliamo usarli come cassa amplificatrice, vogliamo che siano strumenti per far esplodere il nostro grido di rivolta.

Dalle cucine, dalle case, dai lavori in cui ci volevano recludere alle strade di cui oggi ci riappropriamo, dai ruoli e dagli stereotipi in cui ci volevano incasellarci alla libertà di autodeterminarci e scegliere per noi, dai limiti e le violenze che volevano fermarci alla rabbia e la lotta che ci unisce nello sciopero. Oggi ci riappropriamo del nostro tempo, dei nostri spazi, e queste padelle diventano tamburi, diventano timpani, diventano campane per suonare al funerale del patriarcato!”

Contro i femminicidi, stupri, molestie… i motivi dello sciopero

“Scioperiamo contro femminicidi stupri, molestie, sessismo e ogni forma di discriminazione, contro la violenza dei tribunali e delle narrazioni tossiche dei media, per il finanziamento dei centri antiviolenza laici e femministi. Scioperiamo per un reddito di autodeterminazione che ci garantisca indipendenza economica e autonomia per sottrarci alla violenza, per un welfare pubblico e universale, per un salario minimo, per la redistribuzione del carico di lavoro di cura. Scioperiamo contro tutti i lavori sottopagati e precari che siamo costrettә ad accettare per sopravvivere. Scioperiamo ovunque per una sanità pubblica accessibile e libera da stereotipi sessisti, transfobici, grassofobici, abilisti e razzisti, per un aborto libero, sicuro e gratuito, per una medicina femminista e transfemminista, che consideri e studi anche i corpi e le patologie delle donne e delle persone assegnate femmina alla nascita. Scioperiamo ovunque contro scuola e università fondate sul merito e su l’umiliazione, perché siano accessibili, inclusive, pubbliche, libere dai saperi imposti dall’alto”.

Ed ancora “Scioperiamo ovunque per la libera circolazione delle persone e contro il razzismo sistemico che attraversa ogni ambito delle nostre vite. Scioperiamo ovunque contro la violenza di tutte le guerre, fatte da ricchi e potenti e pagate dalle popolazioni civili, donne e bambinә prima di tutto, per l’autodeterminazione dei popoli e per un mondo senza imperialismi e senza eserciti. Scioperiamo ovunque contro la crisi climatica e un sistema predatorio e insostenibile nonché contro il greenwashing dei governi e delle multinazionali. Scioperiamo ovunque dai ruoli di genere perché tuttә le persone possano essere liberә e possano affermare il diritto all’autodeterminazione sui propri corpi, contro le violenze, le patologizzazioni e psichiatrizzazioni imposte alle persone trans e intersex. Scioperiamo ovunque contro l’abilismo che discrimina le persone con disabilità”.