Il ministero dell’Istruzione si è costituito parte civile nel procedimento in corso a Piacenza, con le udienze preliminari, nei confronti di un professore di religione di Caccamo, accusato di aver abusato di 11 suoi studenti in un istituto superiore della città.
Ma, come ricostruisce il quotidiano Libertà, il ruolo dello Stato in questo processo è complicato: se da una parte si trova infatti fra le presunte parti danneggiate insieme a quattro studenti, dall’altra, nell’udienza che si è svolta a novembre, è stato chiamato come responsabile civile da tre degli studenti coinvolti.
Il doppio ruolo dello Stato
Un doppio ruolo dal quale il ministero ha tentato di svincolarsi: fra gli argomenti esposti al gup dall’Avvocatura dello Statp si ricorda come sia la diocesi a individuare i docenti di religione e come il giudizio sull’idoneità all’insegnamento sia di esclusiva competenza del vescovo.
Il caso era emerso, con la denuncia di alcuni studenti alla presidenza della scuola, nel febbraio 2021. L’insegnante, il cui difensore ha rifiutato ogni rito alternativo perché sostiene l’insussistenza delle accuse, nel giugno 2022 venne colpito da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, poi revocata. Adesso è a piede libero. E’ stato sospeso dall’insegnamento dalla Diocesi di Piacenza subito dopo la denuncia del caso.
Le presunte molestie
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, le presunte molestie sarebbero avvenuto, come detto, nel 2021 e le vittime degli avrebbero dapprima segnalato gli abusi alla scuola e poi alla polizia locale. Quest’ultima inoltró alla Procura, coordinata dal sostituto procuratore Antonio Colonna, la richiesta dell’apertura di un fascicolo di indagine nei confronti del docente. A giugno scorso l’ordinanza giudiziaria.
L’insegnante di Caccamo, tramite il suo avvocato ha rifiutato ogni rito alternativo in quanto sostiene l’insussistenza delle accuse e dunque la sua completa innocenza. Al vaglio, oltre alle testimonianze dei giovani, i tabulati telefonici e i messaggi del prof mandati agli studenti.
Commenta con Facebook