Era tornato libero dopo 7 anni di carcere, Cosimo Michele Sciarabba aveva ripreso a comandare con il supporto degli altri clan mafiosi di Palermo imponendo il pizzo agli imprenditori del Palermitano. Questo è lo scenario ricostruito dai carabinieri e sfociato nel blitz di oggi con l’operazione antimafia “Fenice”. I carabinieri della compagnia di Misilmeri e del nucleo investigativo del reparto operativo di Palermo hanno arrestato questa notte sei persone accusate di essere i capi e i gregari della famiglia mafiosa di Misilmeri, in esecuzione dell’ordinanza cautelare in carcere firmata dal gip su richiesta dei magistrati della Dda di Palermo coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Il ruolo del capomafia

Sciarabba, 43 anni di Misilmeri, secondo gli inquirenti nonostante il primo arresto non aveva mai interrotto il legame a doppio filo con i clan di Palermo. Anzi, appena tornato libero aveva riallacciato tutti i rapporti e ordinato il racket delle estorsioni nei confronti delle imprese della provincia Palermitana. Il 43enne ufficialmente gestiva un’agenzia di onoranze funebri e dall’alto della sua posizione ordinava chi andava vessato. E tutto questo nel silenzio delle vittime: nessuno avrebbe mai denunciato nulla.

Il racket alle imprese edili e supermercati

L’attività estorsiva veniva messa a segno a tappeto nel mandamento mafioso per mantenere il controllo del territorio e sostenere le tante famiglie degli uomini finiti in carcere in questi anni. Sotto ricatto con le imprese edili anche il settore della grande distribuzione alimentare. I nuovi boss della famiglia mafiosa di Misilmeri, avevano messo nel mirino, fra gli altri, un impresario del settore edile impegnato nella realizzazione di un grosso impianto di rifornimento di carburanti, il titolare di una società del settore della grande distribuzione alimentare, proprietario di diversi supermercati e un imprenditore alimentare, proprietario di un’azienda avicola del territorio. In questi tre casi gli inquirenti hanno documentato le numerose estorsioni imposte dai boss e gregari del clan.

Le accuse

I sei destinatari del provvedimento sono accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tutti sono stati portati nel carcere Pagliarelli di Palermo in attesa dell’interrogatorio di garanzia in programma davanti al gip nei prossimi giorni. L’operazione “Fenice” è il sesto blitz in 14 anni contro il violento mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, l’unico territorio dell’hinterland palermitano dove negli ultimi anni si sono verificati tre omicidi e due tentati omicidi di mafia.

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