La norma con la quale il governo Musumeci intende importare il “modello Portogallo” per convincere chi vive fuori dall’isola a trasferire la residenza fiscale in Sicilia in cambio di agevolazioni non convince i tecnici del bilancio dell’Assemblea, che hanno analizzato la manovra finanziaria, all’esame della commissione Finanze dell’Ars.

Il governo ha stimato in un milione di euro il costo dell’operazione per le casse pubbliche, ma per i tecnici “nulla si rintraccia in merito alle modalità di quantificazione, cosicché non ci si può esprimere in relazione alla sua congruità”.

“Si ritiene che il competente dipartimento regionale – si legge nella relazione del centro studi del bilancio dell’Ars – debba sottoporre alla valutazione della deputazione regionale gli elementi per verificarne l’impatto”.

Inoltre, proseguono i tecnici, “non appare di facile interpretazione il riferimento alla operatività del provvedimento rispetto ai tributi comunali”. La norma prevede un contributo decennale a chi si trasferisce in Sicilia parametrato alle imposte versate a titolo di addizionale Irpef, Tassa automobilistica, imposta di registro ipotecaria e catastale e di bollo, e tributi comunali”.

Ma i dubbi dell’ufficio studi bilancio dell’Ars vanno oltre queste due misure. Ci sarebbero relazioni tecniche “carenti di informazioni” sugli “aspetti finanziari delle norme” e sulle “modalità di copertura delle spese”, che “rende complicato un esame approfondito delle singole questioni e del loro effettivo impatto sulle finanze della Regione”. E ancora: “Qualche perplessità desta la valutazione dell’andamento delle entrate tributarie” (12,28 mld si previsione) che “non appaiono perfettamente connesse all’andamento dei dati macroeconomici ed agli accordi con lo Stato ed alla valutazione dell’impatto della nuova regolamentazione che intende introdursi con la coeva legge di stabilità”.

Il Centro studi dell’ufficio bilancio dell’Assemblea siciliana dopo avere esaminato i documenti finanziari depositati dal governo Musumeci e all’esame della commissione Finanze dell’Ars solleva anche altre questioni. I tecnici evidenziano, inoltre, “la bassa incidenza della spesa di investimento (generante sviluppo) rispetto alla spesa corrente: 9,3% a fronte del 70,79%. Ma mentre “per quanto riguarda gli aspetti concernenti gli oneri e gli impegni finanziari della Regione, la nota integrativa presenta una dettagliata situazione riguardante i derivati: certamente – scrivono i tecnici – si desume la rilevante onerosità delle operazioni” ma “appare utile che il governo regionale chiarisca, ove presente nelle singole operazioni, il meccanismo di incidenza sul debito delle operazioni swap capitale”.

Riguardo “l’elenco degli organismi ed enti strumentali, anche in considerazione della loro rilevanza quantitativa sui flussi finanziari regionali, nell’evidenziare che nei documenti finanziari 2019-2021 non si rintraccia attività consequenziale rispetto alle previsioni del Defr”, tecnici sottolineano che “tale universo è composto” da 161 enti, dei quali 58 in liquidazione, 8 centri di ricerca (2 consorzi), 12 consorzi di bonifica, dieci enti parco e dieci Iacp.

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