Ancora niente giustizia per Valeria Lembo, la giovane mamma di 34 anni morta a Palermo per la chemio sbagliata.
La quarta sezione della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di appello. Era il 2011 e alla donna fu somministrata una dose dieci volte maggiore di un farmaco chemioterapico:la vinblastina.
Dopo due sentenze di condanna con pene severe sia in primo sia in secondo grado, i giudici della Suprema Corte hanno annullato con rinvio, ad altra sezione della corte d’appello, la sentenza a carico dell’allora primario del reparto di Oncologia del Policlinico, Sergio Palmeri, e quella della infermiera Clotilde Guarnaccia.
Confermata la sentenza, ma solo per la responsabilità del fatto, per i medici Laura Di Noto e Alberto Bongiovanni. Si andrà di nuovo in appello per la Di Noto e Bongiovanni per la determinazione della pena.
Per i genitori e il marito solo tanta delusione. I genitori e il marito di Valeria Lembo subito dopo la lettura della sentenza hanno detto: “Siamo profondamente delusi”. La donna lasciò un neonato di appena sette mesi.
La famiglia da 8 anni si batte per avere giustizia e più volte ha abbandonato l’aula per le bugie raccontate dagli imputati. Se la sentenza fosse stata confermata i tre medici imputati sarebbero finiti in carcere.
A Valeria Lembo, che era diventata mamma da sette mesi e colpita da un tumore alla spalla, il linfoma di Hodgkin, furono iniettati 90 milligrammi di medicinale anziché 9: una dose dieci volte superiore a quella necessaria a causa di un errore di trascrizione nella prescrizione interna.
Quando la donna morì iniziò un vergognoso rimpallo di responsabilità.
La donna morì il 29 dicembre tra dolori atroci.
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