Giancarlo Cancelleri, portavoce M5S, ha esordito ricordando a tutti noi candidati di cominciare a ragionare come una squadra, a prescindere da chi sarà il sindaco scelto.
Ho trovato illuminanti le parole di Giancarlo che hanno sciolto ogni indugio e perplessità che ho avuto in questi mesi di comunarie, sotterfugi, scorrettezze, o semplici incoerenze.
Non è per nulla semplice descrivere questo cammino che è diventato un campo minato, ma ritengo sia doveroso farlo nel rispetto di quei cittadini di Palermo che sperano in un cambiamento, e soprattutto nel rispetto degli iscritti/attivisti del Movimento 5 Stelle che mi hanno scelta per rappresentare ideali che vanno tutelati oltre ogni candidatura o scelta di candidarsi.
Per alcuni potrebbe essere una vittoria, per altri mera convenienza, per gli uni è un’opportunità da non farsi scappare, per altri ancora un’occasione che non torna, e per me?
Per me significa solo tanta responsabilità, quella di parlare a nome di una squadra.
La squadra racchiude in sé concetti complessi di unione, di impegno e rispetto reciproco, di un unico fine comune che prevede un percorso condiviso e partecipato.
Oggi più che mai dovrei sentirmi parte integrante di un gruppo che dovrebbe avere un grande progetto, ambizioso, “portatore sano” di grandi competenze riorganizzare una città come Palermo, “affamata” di progetti e soluzioni che non siano rappezzi alle difficili realtà quotidiane.
Questo “variegato” gruppo ha superato il primo step di conferma delle comunarie, nonostante il travagliato cammino, che ha portato alla scrematura dei primi 37 nomi.
Questi nomi non hanno visto, a parer mio, l’ampio consenso di partecipazione che meriterebbe una competizione importante come questa. Siamo sicuri che tutte queste persone possano realmente rappresentare quel segnale di rottura dalla “vecchia politica”? Siamo sicuri che alcuni non stiano soltanto cercando di cavalcare l’onda positiva del Movimento alla ricerca di una poltrona?
Da diversi mesi mi sono interrogata sul fatto che a Palermo stesse prendendo piede un qualcosa più simile ad un “Partito 5 stelle”, in netta contrapposizione allo storico Movimento 5 Stelle che ho conosciuto e in cui mi riconosco. Questa sorta di “forma partitica del 5 stelle” tende a disgregare e a dividere chi ha sempre lavorato per le idee e non per la visibilità.
Trovo che ci sia una grande incoerenza in coloro che vogliono rappresentare il Movimento 5 stelle senza conoscerne i principi e screditando chi c’è da sempre, chi c’è stato, e chi ne ha fatto la storia.
Dovrei dunque condividere il più importante dei cammini insieme a persone che non conosco, che non si conoscono tra loro, che non ho mai visto nella maggior parte dei casi e delle quali non conosco nemmeno le idee per questa città?
Per chi non conosce bene il Movimento la parola “attivista” può sembrare ignota, attivista è chi dedica giorni interi, pomeriggi e serate, sottraendoli a famiglia o amici, per migliorare la realtà quotidiana intervenendo sul territorio in tutte le forme possibili: banchetti, pulizia degli spazi verdi, partecipazione di idee, studio, programmazione e tanto altro ancora.
Come può chi non c’è mai stato, capire e farsi portavoce di questi ideali?
Come può definirsi attivista, chi definisce i banchetti sotto la pioggia «una raccolta punti»?
Come può definirsi portavoce di questi principi chi in questi giorni non ha fatto altro che scrivere, o far scrivere, sui social e a mezzo stampa frasi denigratorie nei confronti di quella che dovrebbe essere la propria squadra?
Come può ritenersi parte di questo progetto chi è stato già espulso dal meet up di Palermo, che è stato ritenuto incandidabile per le elezioni politiche del 2013, e che oggi si erge a garante di democrazia del 5 stelle presentandosi in lista?






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