Erano andati al bar dopo due mesi di chiusura per essere pronti alla riapertura. Padre e figlio insieme in auto, fermati dalle forze dell’ordine a Cinisi, sono stati multati con 373 euro di multa; importo che dovranno corrispondere a testa, perché in due a bordo della stessa autovettura.

Chi ha eseguito il verbale lo ha fatto nel rispetto delle norme in vigore che, saranno alleggerite a partire da domani, ma uno dei destinatari non riesce a mandare giù la sanzione spiegando i motivi.

“Con mio padre – racconta Riccardo Evola, titolare di un bar a Cinisi – con cui vivo sotto lo stesso tetto da quasi 30 anni, ero appena uscito dalla mia attività, rimasta chiusa per due mesi, dove ho lavorato per prepararmi alla riapertura di lunedì. Non eravamo a passeggio, avevo fatto la preparazione in laboratorio per riempire le vetrine e lui mi aveva dato una mano a sistemare; stavamo semplicemente tornando a casa, in auto, insieme, indossando peraltro guanti e mascherine.

Questo verbale ha un sapore troppo amaro – prosegue Riccardo – dopo 2 mesi senza lavoro, senza aiuti dallo Stato, 2 mesi in cui ho continuato a pagare l’affitto a vuoto del mio locale e le utenze senza mai lamentarmi. E adesso che dovrei finalmente riaprire con tutti gli adempimenti del caso, quest’altra mazzata è inaccettabile. Ma dove stiamo arrivando – incalza Riccardo Evola – siamo stati privati della libertà per due mesi, perché perseguitare chi è andato a lavorare per tentare di ricominciare a guadagnarsi un pezzo di pane”.

Parole dure ed amare quelle del commerciante che condivide le sorti di tutti i commercianti di settore colpiti dall’emergenza coronavirus. “L’Italia è in ginocchio – conclude Riccardo Evola – e non è vessando con multe a chi esce di casa per cercare di riprendere a lavorare che potrà risollevarsi. Passatevi una mano sulla coscienza perché ci state portando all’esasperazione”.

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