Domenica 28 febbraio, alle 18, all’Auditorium Rai di Palermo (in viale Strasburgo 19) è in programma “Mattanze”, opera musicale del Maestro Mario Modestini.

La finalità è quella di raccontare e valorizzare la storia e la cultura della tradizione siciliana, attraverso un concerto nel quale versi e canti si uniscono in modo magistrale, richiamando la storia della nostra Isola.

Già rappresentata al teatro Politeama con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’opera sarà esposta in forma “cameristica” con un ensemble di cinque elementi: Egle Mazzamuto (canto), Maurizio Maiorana (canto clarino e flauto), Tobia Vaccaro (chitarra), Wanda Modestini (Cello), Guido Iraci (Contrabbasso).
Introduce il direttore di Rai Sicilia, Salvatore Cusimano. Presenta il giornalista e scrittore Alberto Samonà. L’Opera è prodotta da Panastudio production di Francesco Panasci. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Note dell’Autore

La Mattanza. Quale migliore accostamento per coniugare l’amore con la morte? L’amore nel suo dato istintuale (il dolce odore d’inguine, la morte come fatto sacrificale). Morte ritualizzata e fonte di ricchezza: I tonni migrano nel tempo della riproduzione: è l’inizio della primavera, per gli uomini è tempo di bottini, per essi è tempo di morte.
Eros è innanzi tutto il dio tragico…Sacro! In anticipo le sillabe di questa parola sono piene di angoscia, cariche del peso della morte nel “sacrificio” (G, Bataille).
Nelle culture che chiamiamo arcaiche i racconti ci narrano della superiorità morale degli animali sugli uomini: Ci dicono che l’animale ha un giudizio esatto delle cose e una grande felicità. Gli uomini delle culture totemiche consideravano gli animali come esseri mistici, incarnazioni di antenati o di dei protettori. Una antica teoria indiana identificava certi animali con determinati suoni musicali in un complesso sistema di cui si è persa ogni traccia, alcuni animali appartenevano ad una unità simbolica che comprendeva anche un suono ben distinto. Ancora oggi nella Provenza per chiamare le api si suona il gong, e imitandone il ritmo si può dominarle.
Bataille, Le lacrime di Eros: … Questo bagliore… illumina la vita religiosa ogni volta che entra in azione la violenza piena, quella che interviene nel momento in cui bla morte taglia la gola della vittima. Possiamo rintracciarne le tracce nelle cialome (“shalom”) dei tonnaroti. Pregano Dio, il Cristo, la Vergine e i santi, affinché la pesca sia fruttuosa e l’annata sia salva. Sanno che romperanno un equilibrio tra l’uomo e la natura, pregano perché quell’equilibrio sia ricomposto e per placare gli spiriti del mare.
La mattanza è forse una delle più antiche rappresentazioni della lotta per la sopravvivenza.

Tale è il mare, come la grande femmina del globo,
l’inesausto desiderio, il concepire infinito e il
procreare che non si esaurisce mai. ( J. Michelet )

Il Melos della sequenza narrativa che trama “scalmi e leggende”, è pensato come arresto compositivo che con dolore cerca di assolvere crudeltà per bisogni e necessità di ataviche usanze. A mare! nella camera del disincanto dove l’infoiata innocenza ferale, inesorabilmente si piega alla feroce curva di un ingrato destino.

L’importanza storico-culturale del lavoro è in quanto vengono esposte in forma di “melopoièsi”, storie, misteri e leggende di mare ambientate nelle tonnare di Sicilia.

 

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