Dovrebbe arrivare oggi l’impugnativa del Consiglio dei Ministri nei confronti dell’ordinanza della Regione siciliana sulla gestione sanitaria dei migranti. Lo annunciano fonti ministeriali anche se ancora di ufficiale non si è visto nulla.

Sin da subito fonti del Viminale avevano definito ‘inapplicabile’ e ‘nulla’ l’ordinanza del Presidente della Regione che ordinava lo sgombero degli hotspot. Ciò perchè insiste su materia di competenza statale ovvero proprio la gestione dei flussi migratori e dei confini.

Ma di atti concreti non si è visto nulla. Così ieri sera il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha inviato  una nota di diffida alle autorità competenti (i prefetti) per l’esecuzione della propria ordinanza emanata lo scorso 22 agosto.

Nel documento, il governatore richiede, tra le altre misure, di illustrare il crono-programma del progressivo svuotamento degli hotspot per le gravi ragioni di promiscuità e assembramento in cui sono costretti gli ospiti. Qualora ciò non fosse stato già predisposto (come avvenuto stamane per il trasferimento dei migranti risultati positivi al Coronavirus, contagiatisi tra loro, nella struttura di Pozzallo), nella piena vigenza della ordinanza, il presidente Musumeci ha chiesto di dare rapida esecuzione al provvedimento, tenuto conto altresì dell’enorme numero di migranti attualmente presenti senza alcun distanziamento e pregiudizio della loro salute, nell’hotspot di Lampedusa.

Musumeci, dunque, insiste ritenendo la propria ordinanza perfettamente legittima, vigente e applicabile perchè non riguarda i flussi migratori, che sono competenza dello Stato, ma la questione sanitaria. Il rischio contagio, la salute degli stessi migranti ammassati nei centri di accoglienza dove si contagiano fra loro. E la materia è competenza del Presidente della Regione “soggetto attuatore per gli interventi di prevenzione e di contrasto al covid19”.

Sorprendono le 72 ore di silenzio ‘amministrativo’ di Roma. Perché, a parte le polemiche e le dichiarazioni, proprio a 72 ore dall’inizio di questo scontro istituzionale, non esiste ancora alcun documento ufficiale ne in un senso ne nell’altro? In occasione di altre ordinanze regionali non condivise il ministro di turno non è rimasto inerte. Le ordinanze sono state impugnate, annullate, bloccate.

Per i ‘giuristi’ che fanno da suggeritori a Musumeci una spiegazione ci sarebbe. Impugnare questa ordinanza non sarebbe ne facile ne scontato. In primo luogo proprio perché opera in materia sanitaria e detta regole anti contagio. Ma poi ci sarebbe la procedura. Per deliberare una impugnativa di questa ordinanza sarebbe necessaria una delibera del Consiglio dei Ministri. Solo che la Sicilia è una Regione a Statuto Speciale ‘rafforzato’. Quando il Consiglio dei Ministri affronta questioni che riguardano la Sicilia lo Statuto, che è parte integrante della Costituzione italiana, prevede che il presidente della Regione partecipi al Consiglio dei Ministri con il rango di Ministro. Dunque Roma dovrebbe convocare la riunione, notificare la convocazione a Musumeci che non si esimerebbe dal partecipare, e poi riunirsi. E quella sarebbe la sede della resa dei conti. Che il giorno sia oggi? O Roma opererà senza rispettare lo Statuto? O proseguirà nel suo silenzio, nella sua ‘opposizione passiva’?

la soluzione che Roma starebbe studiando sarebbe non una impugnativa nel senso stretto ma un ricorso al Tar firmato dal Premier senza passare dal Consiglio dei Ministri. Una procedura tutta da comprendere

 

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