“Resto ma questo partito mi sta stretto, anzi è un partito troppo stretto”. E’ la sintesi estrema che porta alla nascita di New Deal, associazione politica annunciata questa mattina dall’ex segretario regionale del Pd Fausto Raciti e dall’ex vice segretario di Faraone Antonio Rubino. Di fatto sembra l’associazione di chi resta, non va via con Renzi e con i renziani, non gioisce per l’ennesima diaspora ma vuole cambiare dall’interno un partito nel quale ha difficoltà a riconoscersi.

New Deal si ispira al dibattito in corso nei democratici statunitensi che guardano al clima, all’ambiente e chiedono un rinnovamento dell’area riformista. Un rinnovamento che serve anche al Pd che non è più attrattivo e che ha esaurito il suo motivo di esistere con la fine dell’idea di una Italia bipolare (non nel senso sanitario del termine) dove al governo si sarebbero alternati un partito riformista, il Pd, e un conservatore, il Pdl.

“Il Pd di oggi è troppo chiuso su se stesso. resto basito quando vedo persone sollevate dall’addio di Renzi – dice Fausto Raciti – o che addirittura mostrino una malcelata soddisfazione. Siamo un un partito troppo stretto su se stesso e che deve guardare alla coalizione perché è questo il futuro di questo Paese, la sua tendenza. Italia Viva è un naturale interlocutore. Lo è perché attualmente è un alleato di governo e perché nei territori è naturale guardare ad alleanze di questo tipo. Per me non sono nemici e non li vedrò mai così anche se è naturale che rosichino elettorato anche nel Pd. Ma pescheranno anche al centro. Basta con le faide e con le diaspore, guardiamo alle idee, ai progetti, al Paese reale”.

In Sicilia la situazione è ancora più complessa per effetto di un commissariamento del partito che non è stato digerito da nessuno, qualche che fosse la sua estrazione correntizia: “Continuiamo a pensare che sia stato un atto sbagliato e violento” dice Antonio Rubino “che ha inasprito gli animi, scavato solchi”

Ma mentre Raciti presenta la sua idea ampia di cambiamento, il commissario regionale del partito, Alberto Losacco annuncia, invece, tesseramento aperto ma con metodi tradizionali e importazione dell’alleanza giallorossa nei territori.

“La sfida dei prossimi mesi è duplice – aggiunge il commissario del PD in Sicilia – da un lato occorre lavorare per riproporre a livello locale l’accordo nazionale che ha portato alla nascita del nuovo governo e, dall’altro, far sì che proprio dal confronto sui territori possa emergere una sintesi che, attraverso un’esperienza di collaborazione politica, getti il seme di una futura alleanza non solo antisovranista ma anche programmatica”.

“In quest’ottica – conclude Losacco – auspico un confronto tra PD, Movimento 5 Stelle e le altre forze che sostengono il governo, non solo per far emergere i punti di convergenza ma anche per avviare un dialogo costruttivo su possibili contenuti programmatici a cominciare dalla sostenibilità ambientale e dal potenziamento delle politiche sul dissesto idrogeologico, senza dimenticare l’ammodernamento infrastrutturale, la gestione di flussi migratori, l’azione di contrasto alle mafie e, soprattutto, la scommessa sulle nuove generazioni”.

Non ci stanno i ‘deallini’ e lo dicono chiaro per bocca di Rubino: “Noi proponiamo un tesseramento solo on line – dice – per uscire dalla logica dei pacchetti di tessere spacciati per tesseramento dei circoli. I pochi circoli che lavorano hanno diritto a tesserare la base ma non possono essere tollerati circoli fantasma per gestire pacchetti di voti. Tesseramento on line, personale, e poi ci si conta nel senso che vediamo quanti siamo ma siamo persone vere. Siamo all’anno zero, non importa fare numeri o cercare pacchetti. Ci interessa sapere che abbiamo persone vere fra gli iscritti”.

E sul fronte delle alleanze la situazione è abbastanza complessa ,anche lì “Serve un progetto chiaro in vista delle amministrative di primavera -dice Rubino – ci dica il commissario quali sono le idee politiche, le strategie per mantenere il governo della città di Agrigento, conquistare Enna e così per tutti gli altri comuni non capoluogo al voto.

“Francamente organizzare quello che c’è dentro il Pd per fare la battagliuccia momentanea o di corrente non mi interessa – conclude Raciti – se questo partito pensa di continuare a limitarsi alla discussione fra i soliti e con le solite alleanze sarà difficile per tutti”

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