Il fatto non sussiste. Tutte assolte. Ribaltata in Appello la sentenza di primo grado. Vengono così scagionate dal reato di omicidio colposo l’ostetrica Manuela Vercio e le ginecologhe Laura Carlino e Roberta Lubrano.
Le prime due erano state condannate ad un anno e 4 mesi di reclusione, l’ultima ad un anno. Le tre, due ginecologhe e un’ostetrica, erano accusate di essere state responsabili della morte di una neonata, Margherita Volpe, deceduta poco dopo essere venuta alla luce, nel 2011, alla clinica Candela di Palermo.
Al processo si erano costituti parte civile i genitori della piccola, Antonio Volpe e Roberta Vizzini.
Caso nato dopo esposto dei familiari
Il caso, nato dall’esposto dei familiari della neonata che denunciarono negligenze dei medici, era stato archiviato per ben due volte. Non ha retto l’accusa che la bimba sarebbe morta per asfissia e non per una infezione della placenta.
Le ginecologhe e l’ostetrica erano imputate perché non avrebbero valutato adeguatamente le anomalie del tacciato, ritardando il parto cesareo. La piccola Margherita venne alla luce non vitale, fu rianimata e trasferita al Civico, dove morì nel giro di poche ore a causa dei gravi danni riportati.
Il giallo della placenta
C’era stato anche un giallo. I legali delle parti civili erano riusciti a fare riaprire l’indagine e a ottenere una terza perizia. I periti si accorsero che la placenta analizzata fino ad allora era di un maschietto e non della neonata.
Annullato anche il risarcimento
I legali delle difese, gli avvocati Sergio Monaco, Gianfranco Viola, Giovanni Rizzuti, Valeria Scavuzzo e Antonio Tito, hanno sempre sostenuto la correttezza dell’operato dei sanitari della clinica Candela. La Corte di Appello ha dato loro ragione ribaltando il verdetto di primo grado. L’assoluzione è arrivata nel merito, nonostante il reato fosse prescritto. Infine, annullato anche il risarcimento dei danni riconosciuto in primo grado alle parti civili. Si trattava di una provvisionale di 100mila euro ciascuno per la mamma e il papà della piccola.
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