Assoluzione confermata per entrambi gli imputati. Mario Mori e Mauro Obinu non fecero fallire il blitz di Mezzojuso per la cattura di Provenzano contrariamente a ciò che pensa e che ha denunciato il colonnello Michele Riccio secondo il quale in quella occasione, nell’ottobre del 1995, si sarebbe potuto catturare Provenzano con grande anticipo rispetto alla reale cattura.

E’ il verdetto della corte d’appello di Palermo alla fine di una lunga camera di consiglio, durata tre giorni e mezzo nei confronti di Mario Mori e Mauro Obinu, gli alti ufficiali dei carabinieri processati per favoreggiamento aggravato.

In primo grado il generale Mori e il colonnello Obinu erano già stati assolti dalle accuse di questo secondo capo d’accusa. In precedenza Mori insieme al Colonnello Sergio De Caprio (Obinu in quel caso non era imputato) era stato accusato anche della ritardata perquisizione a casa di Totò Riina.

La Quinta sezione della corte d’Appello di Palermo, presieduta da Salvatore di Vitale, è rimasta in camera di Consiglio da lunedì mattina alle 11,30 fino alle 15,00 di oggi. Prima che la corte entrasse in camera di Consiglio il generale Mario Mori aveva reso dichiarazioni spontanee.

A rappresentare l’accusa era stato personalmente il procuratore generale Roberto Scarpinato insieme al suo sostituto Luigi Patronaggio. Nell’arringa di chiusura entrambi avevano chiesto una condanna a 4 anni e mezzo per Mori e a 3 anni e mezzo per Obinu ma la procura generale aveva rinunciato a contestare ai due imputati l’aggravante mafiosa come anche le accuse relative ad una presunta trattativa con Cosa Nostra. Era rimasto in piedi, invece, l’aggravante di avere commesso il reato nella qualità di pubblico ufficiale.